“Mamma, vedrai che cambierà. Giocherò a calcio nell'Anderlecht e succederà presto. Staremo bene. Non dovrai più preoccuparti“. Da quel giorno, o meglio, dalla quella promessa tutto cambiò. Perché lui ciò che vuole lo raggiunge. Aveva sei anni il piccolo Romelu Lukaku quando esprimeva queste parole alla madre Adolphine. Stasera farà il suo esordio ad EURO2020 con il Belgio da assoluto protagonista. Ne ha fatta di strada Big Rom. Partendo da Anversa, passando per l'Inghilterra, giungendo fino in Italia dove ha trovato la consacrazione finale. Non solo calciatore straordinario, ma anche uomo unico dal grande cuore.
Un'infanzia difficile e complicata aggravata da un'estrema povertà: “Un giorno mia madre stava mescolando l'acqua con il latte. Non avevamo abbastanza soldi per farcelo durare tutta la settimana. Non eravamo poveri, peggio“. Gesta che lo fecero riflettere e lo focalizzarono sull'obiettivo. Era tutto chiaro, Romelu sapeva cosa voleva e cosa doveva fare per raggiungere il suo sogno: onorare la promessa fatta alla madre. Tutto inziò nei primi anni Duemila quando il giovane Lukaku inziò prima dal Rupel Boom, poi Wintam ed infine il Lierse dove in sole due stagioni realizzò ben 121 marcature in 68 partite (media di circa 1,78 gol a partita). Il cammino era cominciato. Nel 2006 il passaggio all'Anderlecht: il sogno era ad un passo. Tre anni a livelli mostruosi, nelle giovanili 131 gol in 93 partite, ed ecco l'esordio. Il giorno 24 maggio 2009 – all'età di 16 anni – onora quanto promesso all'adorata mamma: “Io ero già in paradiso. Ho mantenuto la promessa fatta a mia madre. Quello era il momento in cui sapevo che saremmo stati bene per sempre“.
E così sarà, o quasi. Due anni dopo il trasferimento in Inghilterra al Chelsea. Il club di proprietà del magnate Abramovich punterà forte su di lui, salvo poi mandarlo in prestito poco dopo. Solo nove presenze nelle formazione Under23 dei Blues (7 gol ed 1 assist) – ed appena 15 presenze in prima squadra (primo gol il 13 maggio 2012) -, prima di accasarsi al West Bromwich Albion. Qui inizierà ad ambientarsi maggiormente in Premier League riuscendo ad inanellare 37 presenze corredate da 17 reti e 7 assist. Il suo nome inizia ad essere messo in risalto e a farsi notare tra le pagine dei quotidiani inglese. Nonostante ciò però, molti, non lo consideravano una promessa dal futuro radioso. Per il suo fisico possente veniva tacciato come lento e macchinoso ed il suo nome non entusiasmava le folle. Malgrado tutto il suo percorso continuò in terra inglese passando all'Everton. Forse la prima grande piazza che inziò a credere in lui e ne notò le enormi qualità.
Al Goodison Park, il giovane belga, inizia a trovare posto tra i titolari. Da lì, non uscirà più dal campo: 166 presenze – in quattro stagioni – ed un bottino di 87 reti e 29 assist. Il tutto a riprova che, oltre ad essere un attaccante da quasi 22 gol a stagione, il giovane Romelu possedeva un altruismo senza eguali per essere una prima punta di ruolo. Le sue prestazioni fecero balzare il suo nome sotto le luci della ribalta tanto che, nell'estate del 2017, il Manchester United decise di fare follie pur di accaparrarsi le sue prestazioni e sborsò la cifra di 85 milioni di euro per portarlo all'Old Trafford. Il belga, cresciuto in modo esponenziale nelle ultime stagioni, rientrava all'interno di un progetto di rafforzamento dei Red Devils che in quella stagione potevano contare sull'apporto di mister Josè Mourinho. Parentesi di due anni che però, nonostante le aspettative ed i sogni, non andarono nel verso giusto. I gol e gli assist, come di consueto, non mancarono. Venne meno il rapporto umano con la tifoseria e con i conoscitori di calcio d'oltre Manica. Lento, macchinoso ed a volte poco incisivo. Questo quanto si diceva sul conto del numero nove che, in maglia United, non era felice. Seppur con lo Special One il rapporto fosse buono, e le prestazioni di un certo livello, con il suo esonero la parentesi a Manchester prese una brutta piega uscendo dai radar dei titolari e finendo più volte in panchina.
Per fortuna, il gigante buono, si consolò con la gioia più grande della sua vita: la nascita del figlio Romeo Emmanuel. L'adorato bambino fece tornare il sorriso all'attaccante belga che poi decise – nell'estate successiva – di voler lasciare l'Inghilterra. Il richiamo dell'Italia fu molto forte e poi, se dall'altra parte c'è mister Antonio Conte come si può dire di no? Infatti Romelu non ebbe dubbi, scelse l'Inter, e finché il club non decise di accettare l'offerta nerazzurra si oppose a qualsiasi altra destinazione. Il mirino l'aveva puntato ed era in direzione Milano. D'altronde, come avvenuto da piccolo, quando vuole qualcosa la raggiunge. Molti s'interrogarono sul suo valore reale, ma lui ci mise poco a far ricredere tutti. Mai scelta fu più azzeccata per Big Rom che trovò, si da subito, un'ambiente entusiasta con un tifo caloroso ed in grado di farlo sentire amato in tutti i modi possibili. Il belga, oltre ad essere un calciatore formidabile, è anche un uomo dal cuore immenso. L'affetto dei tifosi non faceva altro che renderlo felice ed orgoglioso della scelta.
Il tutto giocò a suo favore. Sintonia con il tecnico, leadership in spogliatoio, felicità fuori e dentro dal campo contribuirono – e lo fanno tutt'ora – a far esplodere in maniera definitiva tutto il talento del numero 9 chiamato a sostituire la partenza di Mauro Icardi. Romelu non impiegò molto a far dimenticare l'argentino e ad entrare nel cuore della tifoseria dell'Inter: 34 reti e 6 assist in 51 match alla prima stagione e 30 reti e 10 assist in 44 partite nell'ultima appena conclusa. Strapotere fisico, strappi, presenza in area, chiusure difensive e carisma. Questo è il numero 9 nerazzurro, tanto amato da tutti: “Un anno fa, quando ero in Inghilterra, dicevano che ero pigro, non correvo, che non facevo questo e non facevo quello. Qui, invece, mi definiscono come quello che si impegna di più nello spogliatoio“. Casualità? Certamente no, ma piccole, grandi soddisfazioni per un professionista esemplare.
Questa sera, Big Rom, farà il suo esordio con la Nazionale nel primo match del Girone B contro la Russia. Il Belgio è tra le favorite verso l'approdo alla fase finale grazie al talento della sua rosa che, soprattutto in attacco, può contare sul peso offensivo del bomber dell'Inter. Di strada ne ha fatta il piccolo Romelu, dalla promessa fatta alla madre, e tanta ne avrà ancora da fare nel prossimo futuro. All'interno della competizione e non solo. L'obiettivo è nel mirino e certamente – come ha sempre fatto – cercherà di raggiungerlo con quel sorriso che da sempre lo contraddistingue. D'altronde, raggiungere quanto prefissatosi, è sin da bambino il suo mantra.