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Malore Eriksen, la parola all’esperto: ‘Tornerà  in campo? Difficile dirlo ora’

La Gazzetta Sportiva intervista il responsabile di Cardiologia dello Sport del Monzino: ‘Serviranno approfondimenti e ricostruire la sequenza di eventi’

A prima vista si è parlato di sincope, ma non è appropriato perché la sincope è una perdita di coscienza breve con una ripresa autonoma. Qui invece l’atleta è stato soccorso dai compagni e dai sanitari, gli è stato effettuato un messaggio cardiaco. Siamo di fronte a un arresto che potrebbe essere dovuto magari a un’aritmia ventricolare, a una tachicardia sostenuta. Questo può succedere, nonostante i controlli. E in Italia i controlli sono severi, più che in altri Paesi europei, per non parlare degli Stati Uniti”.

È un estratto dell’intervista, realizzata da La Gazzetta Sportiva di oggi (domenica 13 giugno, ndr), a Daniele Andreini, responsabile della Cardiologia dello Sport e dell’Unità Operativa Radiologia e TAC Cardiovascolare al Centro Cardiologico Monzino di Milano, un’eccellenza nel settore.

Lo specialista ritorna sul ‘caso’ di Christian Eriksen e sul pomeriggio di paura che ha vissuto il fuoriclasse dell’Inter. “Il muro – riprende il dottor Andreini – che i compagni hanno effettuato in maniera appropriata per tutelare la privacy del ragazzo non ha fatto vedere se sia stato usato anche il defibrillatore. A ogni modo l’intervento è stato supertempestivo, dal malore alle prime manovre di soccorso sono passati 10-15 secondi. Correttamente all’inizio è stata controllata la pervietà delle vie aeree, per poi iniziare il massaggio”.

Il giornalista Simone Battaggia interroga poi il medico sul possibile futuro di Eriksen: potrà, cioè, tornare a svolgere attività fisica e magari giocare? Andreini risponde così: “Difficile dirlo in questo momento. Un arresto cardiaco, se di questo si tratta, solitamente non avviene in un cuore sano. Di base spesso c’è una cardiopatia organica alla base delle aritmie. Occorrerà  – fa notare lo specialista della Cardiologia dello Sport – far degli approfondimenti, a iniziare da un’elettrocardiogramma e da una risonanza magnetica. Magari già l’ECG fatto subito dopo l’arrivo in ospedale ci dirà qualcosa sul perché. Magari ci possono essere cause secondarie che si possono rimuovere in modo che il problema non si ripresenti. Una ipopotassemia, ad esempio: se il potassio è basso si rischiano aritmie gravi. Ma questa è l’ipotesi migliore. Occorre ricostruire la sequenza degli eventi, ma spesso in questi casi c’è una causa rilevante che pregiudica il ritorno all’attività