Tecnica, intelligenza tattica e senso dell'adattamento. Questo è stato, nell'ultima stagione, e sarà Christian Eriksen nel futuro dell'Inter. Il danese a più riprese, nel corso dell'ultimo campionato, ha zittito tutti gli scettici e si è preso le chiavi – in collaborazione con Barella e Brozovic – del centrocampo nerazzurro convincendo mister Conte.
Un'impresa senza eguali che ha permesso al n.24 di mettere in risalto tutte le qualità che, fino a quel momento, l'Eredivise e la Premier League avevano avuto il privilegio di ammirare in esclusiva ogni settimana. Un talento cristallino, racchiuso all'interno di una personalità mite, rispettosa, gentile e dedita al lavoro. Tutto ciò lo ha aiutato a guadagnarsi il posto da titolare che, fino a quel periodo, faticava ad arrivare. Il tutto è partito da un momento ben preciso: il derby. Quale miglior occasione per far scattare la scintilla?
L'Inter si trovava all'assalto dei cugini rossoneri per cercare, con le ultime forze disponibili, di riuscire a violare la retroguardia rossonera ed ecco che viene pescato l'asso dalla manica. Minuto 98', di una fredda serata d'inverno (26 gennaio 2021, ndr), in palio l'accesso alle semifinali di Coppa Italia. Il danese si appresta a sistemare il pallone. Punizione per l'Inter. Chris prende la rincorsa, il piede sfiora il pallone, la traiettoria si fa insidiosa: rete! Potenza, precisione, freddezza: Ice-cold precision. Una pennellata che è valsa la vittoria. Il primo cameo, dal peso enorme in termini di valore per i nerazzurri, di molti che seguiranno nelle settimane successive.
Settimana dopo settimana, in punta di piedi, l'ex Tottenham è riuscito ad entrare nelle grazie e nei pensieri tattici dell'ex mister Conte il quale, dopo un trattamento a volte molto brusco, ne ha compreso l'imprescindibilità e l'importanza tecnico-tattica. L'intesa con Epic Brozo migliorò partita dopo partita ed a giovarne fu tutta l'Inter. Triangolazioni, aperture illuminanti e precise, incursioni puntuali e classe da vendere. Con queste semplici mosse il danese è riuscito ad entrare nel cuore di tutta la tifoseria nerazzurra. Se lo scudetto ha raggiunto Milano il merito è anche suo. Il suggerimento al bacio per Perisic nel derby di ritorno, le aperture illuminanti per Big Rom, i salvataggi in difesa in fase di ripiegamento. Dalla Lazio in poi ecco la svolta.
Destro di potenza al volo, di collo, nell'angolino basso contro il Napoli (per il pareggio finale) e gol decisivo – che regalerà il tricolore grazie al pareggio il giorno successivo dell'Atalanta a Reggio Emilia – contro il Crotone appena entrato in campo. Un segno? Probabile. Un segno della sua importanza. Nessuno, ad inizio stagione, avrebbe prospettato un finale a tali livelli. Non resta che ringraziarlo, per l'estrema pazienza e l'estrema dedizione che fino ad ora ha mostrato nei confronti dell'Inter e dei suoi colori. Una classe ed una signorilità non solo sul campo – dove nessuno potrebbe affermare il contrario – bensì anche fuori. Quattro reti – in 34 presenze stagionali – che non rendono piena giustizia a quanto mostrato all'interno del rettangolo di gioco. La manovra nerazzurra ne ha giovato in fluidità ed idee. Pur arretrando il suo baricentro ideale – nasce come trequartista – anche come centrocampista di sinistra o basso davanti alla difesa ha il suo perché. Lavoro, lavoro e dedizione lo hanno reso – dal suo approdo in Italia – un calciatore diverso, ancora più completo e speciale.
I nerazzurri hanno tratto giovamento dalla crescita e dall'ambientamento del danese e ne hanno compreso l'estrema importanza all'interno del proprio progetto tecnico-tattico. Marotta ed Ausilio, nel gennaio 2019, ci hanno visto giusto: Eriksen non solo è da Inter, Eriksen è – e sarà – l'Inter.