Rebus Eriksen: 4 possibili cause e le conseguenze (anche gravi)

Dalla miocardite fino al nodo del seno passando per un male ereditario e un coagulo di sangue. Sono le quattro ipotesi all’origine del malore di Christian Eriksen che, oggi (mercoledì 16 giugno, ndr), la Gazzetta dello Sport analizza insieme al professor Bruno Carù. L’esperto – ricordiamo – in passato operò l’ex giocatore dell’Inter Nwankwo Kanu.

Prima ipotesi: miocardite. Lascerebbe aperto più di uno spiraglio per il ritorno in campo del fuoriclasse dell’Inter. “La miocardite altro non è che un’in- fiammazione al cuore – spiega Carù alla Gazzetta dello Sport -. Può essere batterica o di origine virale e può arrivare a comportare un arresto cardiaco proprio come successo a Christian. Questa seconda sarebbe un’ipotesi ancor migliore, se ragioniamo sull’Eriksen calciatore. Perché il virus, nello stesso modo in cui è comparso, poi scompare e non lascia tracce: si guarisce a tutti gli effetti, come accade con altre semplici malattie”.

Seconda ipotesi: malattia ereditaria del muscolo cardiaco mai scoperta prima. “Per andare a fondo su questo tipo di problematiche si fanno sempre indagini sui familiari, per capire se in passato ci sono state situazioni di morte improvvisa in età giovanile. Qui – continua l’esperto nell’intervista realizzata da Davide Stoppini – per curare servono interventi invasivi, in alcuni casi farmacologici. Poi ovviamente si tratta di comprendere, all’interno delle malattie ereditarie, di quale tipo stiamo parlando. La cura possibile? Serve impiantare un defibrillatore automatico nel cuore. Tornare a fare uno sport di contatto a quel punto è eventualità da escludere”.

Terza ipotesi: una malattia del nodo del seno. “Nel nostro cuore tutti noi abbiamo una specie di impianto elettrico, immaginiamolo come fosse un normale appartamento con i fili della luce che distribuiscono la corrente. L’impianto ha una ‘stazione’ che si chiama appunto nodo del seno: è – spiega ancora alla Gazzetta il medico che ha operato Kanu – da qui che partono gli impulsi, è qui che si genera il nostro battito cardiaco. Questa stazione si trova nella parte alta del cuore: il nucleo di cellule si attiva regolarmente, creando il normale battito. Ma a volte può capitare che la stazione si ammali”. Per guarire? «Un intervento chirurgico invasivo, dunque l’introduzione di un pacemaker. E – sottolinea Carù – anche qui l’attività sportiva sarebbe molto complicata da conciliare”.

Quarta ipotesi: coagulo del sangue. Carù, tramite le colonne della Gazzetta dello Sport, fa però trasparire scetticismo: “Non credo che quanto accaduto a Eriksen possa essere ricondotto a un coagulo”. Perché? “Abbiamo tutti visto come il calciatore in campo sia stato colpito da un arresto cardiaco. Ma solitamente un coagulo del sangue non prevede questo come conseguenza immediata”.