Eriksen sarà  operato. Rispetto ora per la sua privacy e quella della famiglia

“Dopo aver sottoposto Christian a diversi esami al cuore, è stato deciso che dovrà avere un ICD (defibrillatore cardiaco impiantabile). Questo strumento è necessario dopo un attacco cardiaco dovuto ad anomalie di ritmo. Christian ha accettato la soluzione e il piano è stato approvato dagli specialisti, che raccomandano lo stesso trattamento. Incoraggiamo ognuno a dare a Christian e alla famiglia la sua privacy in futuro”. 

È la nota della federcalcio danese pubblicata questa mattina, giovedì 17 giugno. La decisione dopo l’arresto cardiaco durante la partita fra Danimarca e Finlandia, gara d'esordio dell'Europeo per il fuoriclasse dell'Inter. Eriksen è ricoverato al Rigshospitalet di Copenaghen. “Un impianto simile è stato impiantato – ricorda Calcio e Finanza – anche al difensore dell’Olanda e dell’Ajax Daley Blind, a causa di una miocardite riscontrata nel dicembre 2019 in seguito a una gara di Champions League contro il Valencia”.

Ieri, mercoledì 16 giugno, il professor Bruno Carù (l’esperto che in passato operò l’ex giocatore dell’Inter Nwankwo Kanu) era stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport. Il medico aveva formulato quattro ipotesi all'origine del malore del fuoriclasse dell'Inter. 

Prima ipotesi: miocardite. “La miocardite altro non è che un’infiammazione al cuore – aveva spiegato Carù alla Gazzetta dello Sport -. Può essere batterica o di origine virale e può arrivare a comportare un arresto cardiaco proprio come successo a Christian. Questa seconda sarebbe un’ipotesi ancor migliore, se ragioniamo sull’Eriksen calciatore. Perché il virus, nello stesso modo in cui è comparso, poi scompare e non lascia tracce: si guarisce a tutti gli effetti, come accade con altre semplici malattie”.

Seconda ipotesi: malattia ereditaria del muscolo cardiaco mai scoperta prima. “Per andare a fondo su questo tipo di problematiche si fanno sempre indagini sui familiari, per capire se in passato ci sono state situazioni di morte improvvisa in età giovanile. Qui – aveva continuato l’esperto nell’intervista realizzata da Davide Stoppini – per curare servono interventi invasivi, in alcuni casi farmacologici. Poi ovviamente si tratta di comprendere, all’interno delle malattie ereditarie, di quale tipo stiamo parlando. La cura possibile? Serve impiantare un defibrillatore automatico nel cuore. Tornare a fare uno sport di contatto a quel punto è eventualità da escludere”.

Terza ipotesi: una malattia del nodo del seno. “Nel nostro cuore tutti noi abbiamo una specie di impianto elettrico, immaginiamolo come fosse un normale appartamento con i fili della luce che distribuiscono la corrente. L’impianto ha una ‘stazione’ che si chiama appunto nodo del seno: è – aveva sottolineato ancora alla Gazzetta il medico che ha operato Kanu – da qui che partono gli impulsi, è qui che si genera il nostro battito cardiaco. Questa stazione si trova nella parte alta del cuore: il nucleo di cellule si attiva regolarmente, creando il normale battito. Ma a volte può capitare che la stazione si ammali”. Per guarire? “Un intervento chirurgico invasivo, dunque l’introduzione di un pacemaker. E – aveva specificato Carù – anche qui l’attività sportiva sarebbe molto complicata da conciliare”.

Quarta ipotesi: coagulo del sangue. Carù, tramite le colonne della Gazzetta dello Sport, aveva però trasparire scetticismo: “Non credo che quanto accaduto a Eriksen possa essere ricondotto a un coagulo”. Perché? “Abbiamo tutti visto come il calciatore in campo sia stato colpito da un arresto cardiaco. Ma solitamente un coagulo del sangue non prevede questo come conseguenza immediata”.

Oggi, giovedì, è arrivata la decisione sul futuro immediato del fuoriclasse dell'Inter. Eriksen sarà operato. Per i tifosi e per i media c'è però un passaggio fondamentale nella nota della federazione danese: ” Incoraggiamo ognuno a dare a Christian e alla famiglia la sua privacy in futuro“. La speranza è che l'incoraggiamento divenga realtà.