“Ti farò vincere la Scarpa d’oro”. Frase profetica quella di Simone Inzaghi a Romelu Lukaku durante la loro prima telefonata. Il belga sarà ancora, allo stesso tempo, regista, attaccante, bomber, primo difensore, incursore e fantasista, della sua Inter. Tuttavia quella Scarpa d’oro che luccica da un anno a questa parte sopra la mensola di casa Immobile, ancora non riempe quella di casa Lukaku. La voglia di andare ad azzannare quel trofeo, come si è mangiato lo scudetto quest’anno, è presente e persistente nei suo occhi. I gol stanno diventando pane per i suoi denti, le giocate sono migliorate notevolmente rispetto agli anni di Manchester e di Liverpool, la fame è aumentata a dismisura.
Dal canto suo, in cinque anni, Simone Inzaghi ha portato la sua ex Lazio ad un livello altissimo. L’ha portata ad un livello in cui può competere per un posto Champions, o addirittura per lottare per il tricolore. Qualcosa che Lotito ha sempre sognato. Dal lontano 2004 quando acquistò la società biancoceleste; ma che ha toccato con mano solo nel momento in cui il Loco Bielsa rifiutò l’ufficio a Formello. Per buona pace del presidentissimo, che dovette rivolgersi all’allora ripiego Inzaghi. Dal 4-3-3 con Felipe Anderson e Keita sugli esterni, al 3-5-2 con la verticalità di Luis Alberto e Immobile. Tante cose ha cambiato in questi anni: da Radu terzino a braccetto di una terzetto di difesa, da Lulić interno di centrocampo a quinto di sinistra. Tutti cambiamenti fondamentali per arrivare a giocarsi qualcosa di importante con l’élite del nostro calcio e non solo.
Una cosa non ha mai cambiato: da bomber quale Simone è stato, i suoi attaccanti devono fare gol. E tanti anche. O giocando con gli esterni come il primo anno o andando a cercare sempre quello spazio dietro i difensori. Quello spazio che è la seconda casa e un porto sicuro del suo bomber di fiducia: Ciro Immobile. Un attaccante arrivato nella capitale in punta di piedi. Ma che, poi, con quei piedi ha fatto sognare e cantare tutto il popolo biancoceleste, grazie ai suoi 150 gol complessivi fra tutte le competizioni.
La mossa decisiva della carriera di Inzaghi e del suo fido scudiero Immobile sta nell’aver inserito un maestro del pallone come Luis Alberto (all'Inter, pregando qualsiasi Dio vogliate, ci sarebbe Christian Eriksen…) dietro la punta. La palla deve avercela lui; solo lui vede spazi che gli altri non immaginano. Quegli spazi che Ciro il Grande attacca, come un leone attacca la sua preda: in cinque anni di Lazio, Immobile non aveva fame di gol, aveva fame di spazio; spazio messo sul piatto e portato in quella famosa tavola dal miglior cameriere spagnolo.
Giugno 2021. Dopo cinque anni Simone Inzaghi cambia città, cambia abitudini, cambia squadra. É giunto il momento di lasciare la sua moglie biancoceleste, e sposare la beneamata. A trovarlo, però, non ci sarà il Grande Ciro, ma Big Rom. Il Gigante Lukaku. Due giocatori diversi. Uno amante della libertà, l’altro partner del contatto, della pressione, di quel calcio che non c’è più. Uno intelligente ad attaccare, l’altro intelligente a ricevere. Tutti e due, però, con tantissimi gol nel sangue.
Sangue che, ormai, è sgorgato da Immobile e che si intravede in Lukaku. Simone Inzaghi gli ha promesso di farglieli rivedere tutti, seduto sotto alla mensola con il trofeo individuale più ambito per un bomber: la Scarpa d’oro.