Christian Eriksen è stato operato. I medici del Rigshospitalet gli hanno impiantato il defibrillatore, una specie di sistema di protezione che regolarizza l’aritmia cardiaca. Oggi (venerdì 18 giugno, ndr) “salvo slittamenti non programmabili, lascerà l’ospedale di Copenaghen nel quale è ricoverato da sabato scorso e finalmente andrà nella sua casa in Danimarca” anticipa La Gazzetta dello Sport.
Nel comunicato, diramato ieri (giovedì) la federazione danese non ha svelato alcuna diagnosi su quale sia stata la causa del malore che ha colpito, sabato, il fuoriclasse dell'Inter durante la partita contro la Finlandia. Secondo la Gazzetta, però, tutto “fa credere che sia stata una miocardite, un’infiammazione per la quale però secondo i medici danesi – e alcuni specialisti internazionali da loro consultati – non bastava una cura farmacologica. Da qui la scelta del defibrillatore”.
Cosa accade ora, al calciatore? Secondo il quotidiano sportivo gli scenari sono due.
Il primo. “Va innanzitutto capito se – scrive Davide Stoppini – l’impianto del defibrillatore sarà temporaneo o permanente. Nel secondo caso, va esclusa la possibilità di un rientro in campo di Eriksen in Serie A. Ci sono altri calciatori che continuano a giocare, nonostante un intervento simile: l’olandese Blind, proprio ieri sera in campo contro l’Austria, è un esempio. L’Olanda, come pure l’Inghilterra, aprono a questa possibilità”. La Gazzetta dello Sport ricorda, però, che “In Italia, secondo il protocollo del Cocis (Comitato organizzativo cardiologico per l’idoneità sportiva) aggiornato nel 2017, l’ipotesi va esclusa: da noi non si può fare uno sport di contatto con un defibrillatore attaccato al cuore. Non è una legge dello Stato, ma una indicazione precisa che il sistema sanitario dà attraverso i centri di medicina dello sport”.
Stoppini dettaglia che “nel dettaglio del protocollo del Cocis, c’è una parte specifica per i portatori di “ICD”, ovvero il defibrillatore impiantabile che Eriksen ha conosciuto da ieri: in quei casi l’idoneità sportiva dipende Wdal tipo di cardiopatia sottostante, dalla presenza o meno di sintomi, dal rischio traumatico e dal rischio intrinseco dello sport praticato”. Tradotto: il calcio è tassativamente escluso, l’idoneità viene concessa solo per sport non di contatto, perché proprio un evento traumatico (una gomitata oppure uno scontro di gioco) rischierebbe di causare la rottura del defibrillatore stesso”.
La Gazzetta dello Sport sottolinea infine che “nella migliore delle ipotesi, un eventuale rientro non sarebbe realtà prima di diversi mesi, al termine di un processo di nuova idoneità agonistica molto lungo”.