Inter, Eriksen tornerà a giocare? È la domanda che più si rincorre fra i tifosi nerazzurri. Oggi (sabato 19 giugno, ndr) la Gazzetta dello Sport ha fatto il punto insieme al professor Daniele Andreini, cardiologo e responsabile di Monzino Sport. “Se il tutto eÌ€ stato provocato da una aritmia scatenata da un’infiammazione allora potrebbe essere una delle diagnosi piuÌ€ favorevoli per la prognosi del ragazzo, al di laÌ€ del calciatore. Ci vorranno dei controlli e non prima di circa sei mesi sarà possibile capire se il defibrillatore potrà essere espiantato“. Perché tutto ruota intorno al defibrillatore.
Andreini analizza nel dettaglio cos'è stato impiantato ad Eriksen. “Un dispositivo sottocutaneo, meno invasivo di quello classico. Viene riservato ai soggetti piuÌ€ giovani che non hanno bisogno del pacemaker per aiutare il cuore a tenere il regolare battito. I sottocutanei sono piuÌ€ recenti e vantaggiosi. EÌ€ piuÌ€ agevole sostituire il generatore e – dettaglia il medico – ci sono meno rischi qualora si incorresse in una infezione percheÌ il dispositivo non eÌ€ collegato direttamente al cuore“. Ma perché è stato necessario impiantare un defibrillatore al fuoriclasse dell'Inter?: “Per intervenire qualora in futuro dovesse ripresentarsi una aritmia cosiÌ€ grave come successo in campo. Il dispositivo eÌ€ – dettaglia il medico a la Gazzetta dello Sport – infatti chiamato salvavita. C’eÌ€ da fare i complimenti ai colleghi che sono intervenuti sul campo in modo impeccabile in circostanze difficili“
Ma Eriksen potrà tornare a giocare con l'Inter? “Dovremmo avere un quadro clinico completo – puntualizza subito il cardiologo – Ci sarà una relazione molto circostanziata per dedurre cosa eÌ€ successo nella fase acuta. E poi per capire la diagnosi reale e precisa“. L'intervista de La Gazzetta dello Sport si conclude con una 'tempistica di massima': “Ci vorranno dei controlli e non prima di circa sei mesi sarà possibile capire se il defibrillatore potrà essere espiantato. Ma bisogna ponderare tutto con estrema cautela prima di arrivare ad una difficile idoneitaÌ€ sportiva“.
Non va infatti dimenticato che nel protocollo del Cocis, c’è una parte specifica per i portatori di “ICD”: il defibrillatore impiantato ad Eriksen. “In quei casi l’idoneità sportiva dipende Wdal tipo di cardiopatia sottostante, dalla presenza o meno di sintomi, dal rischio traumatico e dal rischio intrinseco dello sport praticato”. Tradotto: il calcio è tassativamente escluso, l’idoneità viene concessa solo per sport non di contatto, perché proprio un evento traumatico (una gomitata oppure uno scontro di gioco) rischierebbe di causare la rottura del defibrillatore stesso.