à‡alhanoÄŸlu, è qui la qualità . L’ultimo capitolo della dinastia iniziata con Sneijder

ÇalhanoÄŸlu è appena diventato un giocatore dell'Inter. La società ha da pochi minuti diramato il comunicato ufficiale dopo che nella giornata di oggi si sono consumate le procedure di rito (visite mediche e passaggio in sede per la firma). Il turco è il nuovo fantasista, scelto dopo quanto accaduto a Eriksen. In attesa di capire cosa succederà con il danese (che sicuramente non sarà arruolabile per l'inizio della prossima stagione) l'Inter ha scelto di soffiare a parametro zero ÇalhanoÄŸlu ai cugini.

Il giocatore si aggiunge ad una stirpe di trequartisti iniziata nel 2009. In quell'anno infatti Mourinho individuò come punto debole della sua Inter l'assenza di fantasia nell'ultima fase della manovra. La squadra faticava a mettere in porta gli attaccanti, e le soluzioni adottate (Stankovic trequartista atipico) non soddisfacevano. Allora si decise di cercare un giocatore che potesse dare imprevedibilità, e a fine agosto si colse l'occasione Sneijder, fuori dai piani del Real Madrid. L'olandese restò all'Inter fino a gennaio del 2013.

Negli anni successivi non arrivò nessun trequartista, visto che nel 3-5-2 di Mazzarri non era contemplato. Con l'arrivo di Mancini e il conseguente cambio di modulo si tentò di adattare in quel ruolo Kovacic (provato anche sterno) ma il croato non esplose mai. L'attuale Ct prese poi nell'estate successiva sia Jovetic che Ljaic, ma anche in questo caso i risultati furono deludenti. Poi fu il turno di Banega, arrivato a parametro zero dal Siviglia, ma che non convinse né con De Boer né con Pioli, eccezion fatta per qualche gara sporadica.

Nello stesso anno l'Inter acquistò anche Joao Mario. Con Spalletti ci si augurava che arrivasse un giocatore che potesse fare la differenza tra le linee, visto quanto ammirato alla Roma. Il primo anno (a gennaio) si strappò in prestito Rafinha dal Barcellona, che fece ben vedere per sei mesi, ma non fu riscattato soprattutto per una questione di problemi fisici.  A giugno 2018 ecco la volta di Nainggolan, pupillo del tecnico toscano, ma ombra del giocatore visto nella capitale.

Un anno dopo con Conte arriva Sensi, che fece vedere cose strabilianti, ma per appena 7 partite, poi il calvario (ancora non terminato) dei problemi fisici. A gennaio 2019 Eriksen, che si adatta la calcio italiano e al gioco di Conte solo 12 mesi dopo. Vince uno scudetto e poi succede quello che purtroppo si sa.