Inzaghi ha preso il posto di Conte sulla panchina dell'Inter da circa un mese, il giorno seguente all'addio del tecnico che ha riportato lo scudetto. La scelta della società è ricaduta sull'ex biaconceleste per diversi motivi, e tra questi ovviamente per il fatto che in questo modo ci sarà continuità nel progetto del 3-5-2. Ma le analogie tra i due finiscono qui? Sicuramente ci sono molti aspetti che avvicinano i due profili. Entrambi hanno iniziato da giovanissimi la loro carriera da allenatori, anche se con percorsi diversi. Conte ha fatto la classica gavetta, Inzaghi è passato dalle giovanili alla prima squadra della Lazio (in maniera rocambolesca dopo la vicenda Bielsa).
In tutti e due i casi le partite vengono vissute con estremo coinvolgimento. I due allenatori infatti “pilotano” i loro giocatori come se avessero un joystick in mano. Il neo tecnico nerazzurro in particolare è stato spesso inquadrato fuori dalla sua area tecnica, e a volte addirittura in campo, per poi presentarsi in conferenza senza voce. Il rapporto con i calciatori è splendido. Inzaghi ne ha già dato prova. La sua chiamata a Lukaku lo ha convinto ancora di più a restare a Milano, e la Gazzetta dello sport questa mattina ha svelato che lo stesso è accaduto con Lautaro.
Poi c'è parallelismo anche nel fastidio con cui si vivono le sconfitte. “Piangina”, “rosicone” ecc sono epiteti che sono stati affibbiati ad entrambi i personaggi. Possono essere aspetti fastidiosi quando li si vivono da avversari, ma trapelano in realtà forte attaccamento e passione. Infine un'abilità che si può vedere sia nell'uno che nell'altro è quella di saper massimizzare il rendimento delle risorse a disposizione. Inzaghi alla Lazio ha dovuto spesso fare di necessità virtù, ma ha tirato sempre fuori il meglio dai suoi giocatori. Un pò come Conte, che viene considerato un allenatore capace di far sovraperformare gli uomini con cui lavora.
Compatibilità importanti al netto ovviamente del diverso spessore dal punto di vista dell'esperienza e del palmares. Una differenza che si noterà senza dubbio sta nel tipo di gioco proposto, a parità di 3-5-2. Se all'ex allenatore piaceva difendersi alla nuova guida nerazzurra piace attaccare tramite le verticalizzazioni (Immobile scarpa d'oro non è un caso).