Inter, il ballo di Simone: attitudine, tattica e carattere, così cambierà  la squadra

Inter, il ballo di Simone: la musica è cambiata. Ebbene sì, dal vecchio direttore d'orchestra mister Antonio Conte al nuovo che prenderà a breve il suo posto ufficialmente – la stagione inizierà l'8 luglio – Simone Inzaghi. Tanto simili nel modulo utilizzato, l'amato 3-5-2, tanto diversi nella loro interpretazione e nei modi di fare. Sanguigno il primo, più riservato ma allo stesso tempo energico e partecipativo in campo il secondo. Punti d'incontro e di “scontro” tra il passato ed il presente/futuro del mondo Inter. Cosa ci si può aspettare di diverso in questo nuovo corso? Analizziamolo.

TATTICA – La prima categoria da prendere in analisi è proprio quella riguardante la futura formazione ed il suo schieramento sul terreno di gioco. Molti, all'annuncio dell'arrivo a Milano di Inzaghi, hanno valutato la scelta come una logica conseguenza di quanto lasciato in eredità da l partente Conte. Ma proprio così non è. Sicuramente, a differenza di una possibile scelta che poteva ricadere su un tecnico che predilige la difesa a 4, la dirigenza ha optato per seguire un terreno già tracciato, ma questo non vuol dire che il “pacchetto” sia bello che pronto. Infatti, nonostante l'amore viscerale per il 3-5-2, l'interpretazione dell'ex tecnico biancoceleste è molto più cangiante – mister Conte su questo aspetto era molto più dogmatico e martellante – di quella integralista vista all'Inter nelle ultime due stagioni. Una mediana più tecnica che fisica, con due mezzali come Milinkovic-Savic e Luis Alberto, ed un attacco molto mobile con la punta – che nella passata stagione era Immobile – a diventare parte integrante della manovra andando a fare da supporto sulla fascia nel caso di sviluppo in quella zona con conseguente inserimento dei centrocampisti in area. Un'idea all'opposto di quella vista all'Inter nelle ultime stagioni quando, dopo una triangolazione, gli attaccanti si fiondavano all'interno dell'area pronti a ricevere un cross o un passaggio. Ci si potrà dunque aspettare molta più mobilità anche da Lukaku – abituato a giocare da pivot in stile basket – ed un reparto offensivo fatto di più singoli a creare una coralità. 

Per non parlare della mediana – e degli esterni ancora più votati all'attacco – dove, già con l'arrivo di Calhanoglu – e l'attesa per il futuro di Eriksen –  si può iniziare ad immaginare un centrocampo diverso con più giro palla e creatività diverso da quello più compatto e roccioso delle ultime stagioni. Sicuramente ne uscirà un qualcosa di molto interessante.

ATTITUDINE – Esprimendo questo concetto, probabilmente, si potrebbe pensare che i nerazzurri siano andati in perdita. Prima un allenatore internazionale – noto per la sua fama da vincente – carismatico, sicuro di sè ed abituato a girare per il Mondo e a vincere in ogni campionato nel quale ha partecipato come guida primaria di una squadra: “Rifiuto la mediocrità“. Il secondo, un'unica avventura pluriennale alla Lazio, nessuna esperienza in campionati esteri, ma diversi trofei vinti durante gli anni di egemonia bianconera in Italia. Sarà un caso? Certo che no. L'attitudine, a Simone Inzaghi, sia in generale che nello specifico – se ritenuta “attitudine vincente” – non manca, lo ha dimostrato. Mai richieste esorbitanti al proprio presidente – in sede di mercato -, ma si è sempre adattato a quello che gli è stato fornito. È da questi dettagli che si giudica un allenatore. Pochi proclami, tanta sostanza. Questa, in poche parole, la visione di mister Inzaghi. Cosa ci si potrà aspettare? Di certo una valorizzazione di tutti gli interpreti della rosa – la storia di Caicedo alla Lazio insegna – compresi eventuali giovani che verranno aggregati in prima squadra, senza perdere il focus sull'obiettivo.

CARATTERE – In apertura si parlava che per un carattere fumantino e sanguigno che se ne è andato – mister Conte -, ne è arrivato uno molto più pacato e tranquillo. Attenzione che l'apparenza inganna. Sicuramente, mister Inzaghi, in questi ultimi anni non ha mai fatto alcuna uscita pubblica con riferimenti alla società e a dinamiche interne – cosa che all'Inter è successa -, ma non per questo è da reputare una persona pacata, “professionalmente” parlando, chiedetelo ai propri calciatori. Su questo aspetto, forse, si avvicina molto all'ex tecnico salentino. Presente in tutto l'arco dei '90 minuti, si fa sentire dai suoi con fischi e richiami, è noto per le sue camminate su e giù – all'interno e fuori l'area tecnica – come a volere prendere parte attiva al gioco. Di diverso come accennavamo, quasi sicuramente, ci sarà la comunicazione davanti ai microfoni e nei confronti della stampa.

Non resta che attendere. Di certo c'è che, con il ballo di Simone, la musica è cambiata.