Ci sono notti che non verranno dimenticate mai. Quella di ieri (11 luglio, ndr), rimarrà indelebile nella storia del calcio italiano e nella memoria degli appassionati di calcio e non. Una vittoria magica, meritatissima, sofferta, e per questo ancor più coinvolgente.
L'ex tecnico dell'Inter, Roberto Mancini, ha compiuto il miracolo portando sul tetto d'Europa una squadra che non godeva certo dei favori del pronostico. Festa grande tra i tifosi che, in queste settimane, si sono divertiti non poco ad osservare le gesta di Barella e compagni.
Barella, appunto. Salgono sul trono ben due interisti: il centrocampista nerazzurro ha trascinato per tutta la competizione. Vero, ieri è uscito anzitempo, ma la sua rassegna continentale è stata intensa. Bellissimo il gol col Belgio, nella prima delle tre finali (le altre, con Spagna e Inghilterra) che hanno sancito il trionfo. Nel gruppo anche Bastoni, titolare solo nell'ininfluente sfida col Galles, ma col futuro tutto dalla sua. Che bella la foto dei due con Oriali: l'immagine dell'interismo.
E' comunque la vittoria di tutti, senza preclusioni di club e fedi. Campionissimo si è dimostrato, ad esempio, Gigio Donnarumma che, salutato il Milan, si è messo addosso i guantoni del supereroe e ha preso a pugni ogni rigore capitatogli contro. Pensare ora al Pallone d'Oro non è follia. Lo invoca gran parte di un popolo che, ieri, si è lasciata proteggere della parate rassicuranti del suo numero uno.
E che dire di Roberto Mancini. Campionissimo da calciatore, lo è diventato anche da allenatore. Dagli scudetti vinti all'Inter, al trionfo di ieri, e l'abbraccio – davvero commovente – con l'amico Gianluca Vialli. Uno sfogo sincero, reale, a compimento di un'amicizia pluriennale.
E allora che bello il risveglio, oggi. La coppa alzata da capitan Chiellini, le immagini dei caroselli per le strade, i fuochi d'artificio a Wembley. L'orgoglio di essere italiani, il riscatto di una Nazione.