Avrebbe ripercorso il film della sua vita, dal treno che nel 1960 lo portò da Treviglio a Milano per andare a firmare il suo primo contratto con l'Inter, ai grandi successi di pochi anni dopo, agli anni da Presidente, alle amicizie eterne con Moratti ed i suoi compagni di allora, circondato dall'affetto della famiglia, la moglie Giovanna, i figli, i nipoti.
Avrebbe risposto con la sua solita educazione e dolcezza ai millemila messaggi di auguri che gli sarebbero arrivati da tutto il mondo, si sarebbe schernito di fronte ai complimenti, avrebbe avuto parole semplici ma non banali per ricordare i suoi anni nerazzurri e pure quelli azzurri, proprio adesso che l’Italia ha trovato il suo secondo successo, 53 anni dopo il trionfo europeo a Roma.
Avrebbe sofferto come pochi altri per le difficoltà che attanagliano l’Inter in questi mesi ma avrebbe usato tutta la sua esperienza per invitare i tifosi ad avere tanta speranza nel futuro.
Avrebbe preso per mano Eriksen, magari solo virtualmente e gli avrebbe detto “ti aspettiamo Christian, l’Inter non lascia mai nessuno indietro”, perché i valori dell’uomo e quelli dell’Inter coincidevano in un legame profondo e perfetto.
Magari avrebbe fatto anche un salto alla Pinetina per conoscere il nuovo mister e per iniziare a raccontargli cosa significa essere l’allenatore dell’Inter, privilegio di pochi dunque responsabilità enorme ma anche un posto in prima fila per la storia.
Avrebbe… Oggi Facchetti avrebbe compiuto 79 anni, oltre 60 dei quali passati con i colori nerazzurri sulle spalle, nella testa, nell’anima.
Ciao Giacinto, ovunque tu sia Lassù buon compleanno