Da Corso a Miha, fino a Sneijder: ora Calha, ultimo mago delle punizioni
La storia del calcio ci insegna che uno dei gesti più spettacolari è senz’altro la punizione; nei decenni, molti sono stati gli specialisti dell’Inter.
La storia del calcio ci insegna che uno dei gesti più spettacolari è senz’altro il calcio di punizione; a giro, di potenza con l’esterno o con l’intero il calcio piazzato affascina i tifosi e li fa alzare letteralmente dal seggiolino, quando esso si manifesta in tutto il suo splendore. L’importanza di avere giocatori specialisti in questo fondamentale in una squadra può essere di grossa rilevanza, perché permette alla squadra di raggiungere il pareggio o il vantaggio e portare a casa punti decisivi. Nei decenni nerazzurri, molti sono stati gli specialisti della punizione.
Si può partire da Mario Corso e Lothar Matthäus, che con le loro traiettorie facevano cambiare il vento della gara in favore dei nerazzurri, portando trofei in bacheca. Diversi nell’esecuzione, i due, ma senz’altro uguali nel risultato. Questi due fantasisti della storia dell’Inter identificavano nel loro stile di calciare il tiro da fermo, quello con cui si esprimevano in campo. Classico, compassato ed elegante quello di Mariolino Corso che inventò la “Foglia Morta”, un colpo ad effetto con il sinistro che scavalcava la barriera e ingannava il portiere. Il numero undici della Grande Inter segnò più di 20 gol con questo stile di calcio. Destro potentissimo, autentiche palle di cannone, come sparate da Panzer tedeschi, quello di Lothar Matthäus, la potenza concentrata nel collo del suo piede. Tante furono le vittorie e i trofei che il campione tedesco regalava ai nerazzurri con le sue bordate: indimenticabile quella che diede lo scudetto numero 13 all’Inter di Trapattoni contro il Napoli. Oppure quella bordata all’incrocio che battè l’Atalanta nella Coppa Uefa 1991, gol che regalò la semifinale contro lo Sporting Lisbona.
Quindici anni dopo, l’eredità venne raccolta. Quando partiva per tirare una punizione dalla Curva Nord si alzava il coro «E se tira Sinisa è gol». Pochi calciatori hanno trasmesso lo stesso senso di onnipotenza di Mihajlovic da calcio piazzato, ma soprattutto pochi calciavano il pallone con quella tecnica, che rendeva in sostanza imprevedibile il tipo di soluzione avrebbe scelto. Dalla rincorsa di un giocatore un portiere può capire come e dove calcerà, ma con Mihajlovic questo non era possibile: «Le tiravo in tutti i modi ma la rincorsa era sempre la stessa. Decidevo all’ultimo passo dove tirare». Dice di essere stato il migliore, invita a chiedere ai portieri. Sostiene di aver sbagliato più calci di rigore che calci di punizione. I numeri gli danno ragione: con 28 gol è il migliore di sempre per gol su punizione in Serie A. Un primato a cui tiene e che mal sopporta di dover dividere con Pirlo: «Ha avuto una carriera più lunga della mia».Sinisa Mihajlovic era la personificazione delle sue stesse punizioni, al punto che non ricordiamo neanche di preciso che tipo di difensore fosse. E questo nonostante abbia giocato in alcune delle difese più forti della storia recente della Serie A.
Nell’Inter del Triplete il grande specialista delle punizioni era Wesley Sneijder. L’olandese era un cecchino, in grado di prendere la mira ed esultare da qualsiasi angolazione. In un’Inter-Siena di dieci anni fa riuscì a siglare ben due gol dalla mattonella, in stile Corso e Matthäus: Wes sembrava attingere da entrambi, come stile. Foglia Morta (anche se col destro) nella prima, bordata secca la seconda. Wesley, oltre alle sue geometrie ed intuizioni, aveva dalla sua l’arma delle punizioni che possono sbloccare la partita da un momento all’altro. Come cantava, il cigno di Utrecht.
Tra rimpianti come Pirlo e Roberto Carlos, e speranze come Eriksen, l’ultimo staffettista designato è Hakan Calhanoglu. Per fare i conti della grandezza del turco in questo fondamentale, ci affidiamo a una statistica uscita qualche tempo fa su Opta, dove si affermava che Calhanoglu era arrivato a 18 punizioni realizzate dalla stagione 203/2014, in tutte le competizioni. Il turco col Milan non è riuscito a mantenere gli stessi standard visti in Germania, in particolare con la maglia del Leverkusen: solo 4 le reti direttamente da calcio di punizione, dall’estate del 2017.
Ora Calha è pronto a tornare ad incantare. Hakan, prendi il pennello: la barriera è già in posa.