Partite da Inter – Nel lunghissimo percorso nerazzurro, che dura ormai da 113 anni, ci sono state tante gare ad aver fatto la storia (per diversi motivi). Rimonte incredibili, imprese epiche, finali che hanno assegnato trofei e gare al cardiopalma, e anche, va detto, cadute rovinose e purtroppo indimenticabili E solo una squadra come l'inter, con una storia fatta di follia e di romanticismo, poteva annoverare tra i match epici addirittura un'amichevole. Era il 14 agosto del 2001, una sera caldissima come lecito aspettarsi dalla vigilia di Ferragosto. A Madrid andava in scena il trofeo Bernabeu, e a contenderselo erano Inter e Real Madrid. Due club con un blasone fuori dal comune che si fronteggiavano in una gara fondamentalmente senza significato.
Ma la magia sarebbe comunque arrivata. I campioni in campo sono pochi da entrambi i lati. Cuper schiera Vieri in attacco, che la butta subito dentro, come era abituato a fare. Al bomber nerazzurro risponde Hierro su rigore, ed primo tempo termina così. Nella seconda frazione il tecnico dell'Inter decide di far rifiatare l'autore del gol, e lo sostituisce con un ragazzino di 19 anni, sbarcato in Italia dal Brasile appena qualche giorno prima, preso per rimpolpare il reparto offensivo menomato dall'assenza di un altro brasiliano, Ronaldo. E questo ragazzino dimostra subito personalità. Un tunnel, un gol sfiorato di testa e tanti dribbling. Si guadagna anche una punizione dal limite, con Seedorf che si avvicina subito al pallone, per tentare il gol dell'ex.
Ma dalla panchina arriva un urlo. E' Cuper, che ferma l'olandese. La deve battere quello nuovo. E quello nuovo non se lo fa ripetere. Sistema il pallone, guarda la porta. E poi ancora il pallone, prima di spedirlo alle spalle di Casillas a 170 km orari, con tanto di bacio alla traversa. Un gol che è rimasto nella mente di tutti i tifosi, anche se arrivato in una gara in cui non si giocava nulla. Ma comunque ha fatto la storia. O meglio, è lì che è iniziata una storia. Bellissima, anche se, purtroppo, troppo breve. Il ragazzo dopo l'estate (e grazie anche a quel gol resta all'Inter). Ma Ronaldo (fortunatamente) torna, e quindi per io giovane c'è spazio per appena 8 presenze ed una rete, contro il Venezia.
Poi due anni di prestito, a Fiorentina e Parma, salvo poi essere richiamato a gennaio del 2004. Stava segnando troppo per stare altrove, doveva tornare alla base. E allora torna e segna ancora di più. Contro tutto e tutti, in tutte le competizioni e in tutti i modi. Ma successe quello che nessuno si aspettava. Perché se quel 14 agosto è stato l'inizio della storia, come anticipato, la fine è arrivata troppo presto. 5 agosto 2004. Il giovane attaccante viene a sapere che suo padre è stato colpito da un infarto. Il ragazzino, ormai divenuto un uomo, si dispera, come normale che sia. Ma reagisce, grazie anche all'aiuto dei compagni (Zanetti su tutti). E quella che segue è una stagione super.
Coppa Italia con l'Inter, poi lo scudetto del 2006, e prestazioni da urlo anche in nazionale. Ad ogni gol l'esultanza è sempre la stessa: braccia al cielo al cercare l'abbraccio del padre. Ma qualcosa, nonostante le apparenze, si era incrinato. Una malattia si era insinuata silenziosa, sotto pelle, in maniera infima. La depressione piano piano prende il sopravvento, fino a portare all'alcolismo. Il ragazzo perde la testa. Festini, discoteche, e tanto, troppo alcol.
Le prestazioni ne risentono. Si cercano soluzioni diverse. Il prestito in Brasile, grazie al calore della madre patria, sembra risvegliare quel talento incredibile. Ma al ritorno in Italia, con Mourinho in panchina, la situazione crolla di nuovo. Si arriva anche all'esclusione dalla squadra per aver partecipato all'ennesima festa. E allora ancora Brasile, poi Roma, e poi Brasile, e Usa, ma niente. Qualcosa si era ormai spezzato. La storia, purtroppo, era finita da un pezzo. Si è cercato in tutti i modi di riportare il sorriso su quel faccione buono e fino a qualche anno prima sempre felice. Ma quanto accaduto quel 5 agosto ha avuto la meglio. Anche se per i tifosi dell'Inter il ricordo sarà sempre quello del ragazzo della punizione a 170km orari, dei gol nei derby, della cavalcata da centrocampo davanti ad un'intera squadra incapace di fermarlo, e di tante altri bei momenti. Che peccato, Adriano.