Inter, si scrive Inzaghi, si legge Satriano. Quante analogie tra i due
Antonio Conte rappresenta il recente passato. Vincente, scudettato, ma ormai in archivio. Il presente ha il volto sereno, rilassato e rassicurante di Simone Inzaghi, alla prima esperienza lontano dalla sua Roma. Il mister ha riposto estrema fiducia nella società. Una cessione necessaria per rimpolpare le casse societarie, poi rien ne va plus. Da Lukaku a De Vrji, fino a Lautaro e Barella, tutti confermati.
Verbo di Beppe Marotta, un dirigente che non parla mai a vanvera e, soprattutto, non mente. Pane al pane, vino al vino. Inutile girare attorno alla realtà dei fatti con parole magari dolci ma che celano, in realtà, fatti amari. Anche Inzaghi durante il suo regno in biancoceleste – non sempre idilliaco – si è sempre fatto promotore di palesare le cose realmente. Un percorso lineare che lo ha condotto dal Tevere ai Navigli nerazzurri nonostante la giovane età.
La sua Inter è ancora allo stato embrionale, ma qualche novità si è intravista anche durante le prime sgambate. Inzaghi, dicevamo, è giovane e sarà forse per questo che ha deciso di lanciare Satriano sin dai primi attimi di ritiro. Gli ha concesso fiducia come Sven Goran Eriksson fece con lui. E vinsero entrambi. Nella Lazio di Cragnotti, una delle squadre più forti del secolo scorso, Inzaghi aveva davanti a sé fior di campioni come Mancini, Salas e Boksic. Oggi Satriano ha davanti a se la coppia d’oro Lukaku-Lautaro. Siamo certi che se Inzaghi continuerà a concedergli fiducia, saprà ripagarla. Sudando la maglia, e per adesso può bastare. Per i gol ci sarà tempo, dopotutto il futuro si costruisce un passo alla volta. Magari indossando le stesse scarpette intrise d'umiltà di Simone Inzaghi. Dote dei grandi, che Satriano sta dimostrando di possedere.