Pochi minuti prima aveva respinto con la parte meno nobile del corpo un tiraccio di Sneijder probabilmente destinato in fondo al sacco. Qualcuno ricorderà ancora gli improperi che volarono in quel momento. Poi partì Eto’o, difese quel pallone con le unghie, vide arrivare Pandev, glielo porse sul sinistro neanche fosse un cioccolatino. Goran la mise nel sette più lontano, prima di togliersi la maglia e mandare al manicomio la curva nerazzurra dell’Allianz Stadium di Monaco.
Era marzo del 2011, il suo gol più importante all’Inter fu quello. La partita da incastonare resta però quella 11 anni prima, la semifinale d’andata con il Barca a San Siro, i gol li fecero Wesley, Maicon ed il Principe Milito ma la prova di Pandev di quella sera è da mostrare nelle scuole calcio.
Quel ciuffetto strano, baluardo contro la pelata incipiente, è diventato il suo marchio di fabbrica, esibendolo nei campi di mezza Europa mentre continua a segnare gol di importanza fondamentale. Quando poche settimane fa è uscito dal campo per l’ultima volta con la maglia della sua Macedonia, gli olandesi avversari di quel giorno gli hanno tributato una manifestazione di saluto riservata solo ai grandi.
Non ha mai avuto bisogno di yacht, Rolls Royce né di tartarughe da iperpalestrato per farsi ammirare, il suo patrimonio vero lo ha costruito nel tempo con i mattoni della serietà e concretezza più che con i follower.
Ha vinto tutto o quasi, sempre restando un passo dietro agli altri, la modestia come arma formidabile per vincere l’affetto degli interisti.
Buon compleanno Goran