Testo di Mario Spolverini
Ieri, sabato 31 luglio, niente auguri di buon compleanno dall'Inter per l’ex allenatore Antonio Conte. Una scelta in controtendenza considerata la politica di comunicazione della società. Motivo? Su queste cose è sempre attenta e puntuale anche nei confronti di personaggi che non hanno fatto la storia del club. E dunque anche per questo il silenzio, in occasione del cinquantaduesimo compleanno di Conte, è assordante. Il tutto è poi stato amplificato dai tempestivi auguri della Juventus.
La scelta dell’Inter racconta di una separazione tempestosa, dopo un periodo di frizioni acute, mascherate solo dalla necessità di apparire tutti uniti per il traguardo, poi tagliato, del diciannovesimo scudetto. Non solo. Racconta pure di un anno probabilmente iniziato e finito per il tecnico di Lecce a Villa Bellini quando il divorzio, che sembrava inevitabile, fu messo nel cassetto per cause di forza maggiore economiche.
E ancora. Racconta di una rottura prima umana che tecnica anche con chi lo aveva portato a Milano forzando la mano a chi suggeriva scelte diverse. Giuseppe Marotta era stato prima il suo Pigmalione, poi la sua ancora di salvataggio quando molti ne reclamavano l'allontanamento. Del silenzio di ieri Marotta non solo non poteva non sapere. Non è dunque inverosimile ipotizzare che lo abbia ‘imposto’ lui, sempre più unico e vero uomo forte del sodalizio nerazzurro.
Il silenzio dell'Inter pesa dunque come un macigno. Conte resterà per sempre il tecnico dello Scudetto numero 19 ma… nient’altro. E nella ultracentenaria storia nerazzurra non è davvero poco.