Lukaku Inter: lo scudetto si difende, non si vende. È il cuore del corsivo di Fabio Licari sulle colonne della Gazzetta dello Sport in edicola oggi, mercoledì 4 agosto.
Il giornalista spiega che “è dura resistere a un'offerta da oltre cento milioni. Soprattutto se di quei cento e passa milioni hai un bisogno disperato per far quadrare i conti che non tornano più. Lungi da noi un commento nazional-populista: niente favole, nel pallone di oggi la componente tecnico-tattica e quella finanziaria sono sempre piuÌ€ connesse, quasi inscindibili, e se l’Inter non incassa questo botto di soldi dovrà trovare una soluzione alternativa altrettanto shock“. Licari sottolinea però come bisognerebbe spiegare “ai tifosi che eÌ€ il momento di perdere (anche) Lukaku, l’idolo, il simbolo, la pietra sulla quale Conte ha fondato la sua chiesa dello scudetto. Eppure tutti i segnali lasciano pensare che l’affare (affare per chi?) con il Chelsea si chiuderà, e che per l’Inter sia soltanto questione di qualche milione in piuÌ€ prima del via libera. Il prezzo eÌ€ fatto“.
Per l'articolista della Gazzetta dello Sport la cessione di Lukaku rappresenterebbe “un pugno allo stomaco devastante: dal sogno Champions, dopo uno scudetto atteso undici anni, alla paura improvvisa di un drastico ridimensionamento. E questo proprio nella stagione che alimenta le illusioni. D’accordo austerity, fair play finanziario (interessante capire come Psg e Abramovich possano permettersi di spendere cosiÌ€ tanto), effetto Covid, crisi cinese e infinite altre cause: resta l’impressione che l’Inter campione possa implodere”. Licari ricorda come “di solito dopo uno scudetto si investe. Come minimo uno scudetto si difende. Qui sembra tutto il contrario. In un mese l’Inter ha perso il tecnico piuÌ€ vincente in circolazione, il piuÌ€ forte esterno in Europa, il povero Eriksen per ragioni extrasportive e, adesso, rischia di dire addio al centravanti totem che da solo fa mezza squadra“.
Per questi motivi l'articolista evidenzia come “si capisce meglio la mossa di Conte: cucito il meritatissimo titolo sulla maglia, eÌ€ stato il primo a sfilarsi dal progetto che lui stesso aveva messo in piedi. Forse aveva visto lontano. Ora si puoÌ€ sacrificare un pezzo grosso (Hakimi) sull’altare del bilancio. Ci si puoÌ€ illudere che lo sostituisca Nandez, mezzala sempre sotto standard quando giocava in fascia nel Cagliari. Si puoÌ€ sperare in un miracolo per Eriksen e che Calhanoglu non tradisca. Si possono respingere le pretese di Lautaro che, in tempi da Grande Depressione, sanno tanto di capriccio. Ma Lukaku no. Lukaku eÌ€ l’Inter, eÌ€ il giocatore piuÌ€ decisivo del torneo, l’uomo chiamato reparto offensivo“.