Un anno fa, dopo il derby con il Milan da lui deciso in rimonta, il quotidiano sportivo olandese Sportwereld aveva inserito in copertina una foto a tutta pagina di Stefan De Vrij che esulta, con marchiato a caratteri cubitali: “Il Grande”. De Vrij ha appena compiuto 29 anni e gioca in Italia da quasi sette, eppure sembra che si stia capendo il suo reale valore soltanto adesso. La Gazzetta dello Sport lo ha definito “dominante”, mentre secondo il telecronista Stefano Borghi è il miglior difensore del nostro campionato in questo momento.
De Vrij non è un giocatore fisicamente dominante: non è veloce nel lungo né esplosivo sui primi passi, non è esuberante sui duelli aerei né bruciante negli anticipi. De Vrij non è uno di quei centrali con la tecnica sopraffina da regista e non taglia il campo con cambi di gioco che sembrano droni telecomandati (per quello c'è Bastoni).
Al contrario, una delle caratteristiche più riconoscibili di De Vrij è la sua abilità nel saper impostare dal basso, di far risalire il pallone anche sotto pressione. D’altra parte è anche la principale qualità che lui stesso si riconosce: «In Italia ho imparato a marcare l’uomo, ma resto sempre un difensore olandese», ha dichiarato in un’intervista al Corriere dello Sport all’inizio della scorsa stagione. «Quando giocavo in patria veniva curata soprattutto la tecnica e la fase di costruzione della manovra, per questo ho imparato a impostare da dietro».
Non è un caso, quindi, che Conte l’abbia subito messo nella posizione di vertice basso della sua difesa a tre, come d’altra parte ha sempre fatto con i suoi centrali più bravi a impostare. Ma De Vrij è meno propenso a cercare il gioco lungo direttamente dalla difesa. Quando lancia lungo direttamente per le punte, lo fa solo per allentare la pressione avversaria, mentre quando c’è davvero da costruire il gioco dal basso preferisce cucire la manovra con l’aiuto del centrocampo, cambiare campo in orizzontale o uscire dalla pressione in progressione. In questo fondamentale, è funzionale nell'aiutare sia Brozovic che Calhanoglu.
Stefan è Grande perché la sua costanza ha dell'inverosimile. A suon di annate tremendamente continue nelle prestazioni, l'olandese si è meritato la chiamata dell'Inter fino a divenire Campione d'Italia e, da quando è arrivato, la frequenza dei suoi errori è pari alla vista dell'aurora boreale da parte di un kenyota con residenza a Nairobi. Stefan è Grande perché ha sempre avuto un approccio maniacale al suo lavoro, che è ulteriormente accresciuto dopo il grave infortunio al ginocchio alla fine della sua prima stagione con la Lazio (2014/15), che lo ha costretto a saltare la quasi totalità di quella seguente. Questo lo ha portato a lavorare con più attenzione sulla propria alimentazione e sul sonno, ma De Vrij è molto attento anche a migliorare il suo gioco grazie all’aiuto di un analista personale con cui rivede le partite e cerca di analizzare i propri errori. Una volta ha dichiarato: «Non ho mai avuto molto tempo libero. Ho sempre messo il calcio e la mia formazione davanti al divertimento e alle mie relazioni sociali».
De Vrij è talmente focalizzato sul miglioramento di se stesso come atleta che da qualche anno lavora persino sulla respirazione. Tre ore prima di ogni partita fa degli esercizi per migliorare la concentrazione attraverso il respiro, grazie a un’app sviluppata da Wim Hof, un atleta estremo olandese diventato nel tempo un guru della meditazione.
Sono aneddoti, certo, ma racchiudono tutta la carriera di De Vrij. Inzaghi lo conosce bene ed è pronto a ripartire dal suo totem: un giocatore ossessionato dalla sua crescita ma che abbiamo sempre fatto fatica a riconoscere per quello che è. Stefan è Grande, ed è diventato uno dei più Grandi difensori di tutta Europa.