Inter, Dimarco: giramondo dal piede fatato, arma impropria di Inzaghi
Aspettando l’erede di Lukaku, i tifosi si consolano con un Dimarco che non vuole più fermarsi. E punta a convincere Mancini in vista del Mondiale del 2022.
Federico Dimarco è una bella storia che attraverso l'Inter potrebbe portare l'esterno mancino nel giro della Nazionale: sei anni per completare il giro del mondo iniziato a Shanghai, con proprio Roberto Mancini comune denominatore: il CT lo tiene d'occhio, anche perché in fondo è stato il primo a credere in lui.
La storia merita di essere raccontata, perché quel 21 luglio 2015 il Mancio, allora al secondo mandato sulla panchina dell'Inter, puntò sul 17enne Dimarco per affrontare il Bayern Monaco e arginare Douglas Costa, freccia brasiliana che poi sarebbe finita alla Juve, tra gran numeri e tanta infermeria. Tra i bavaresi c'erano Neuer, Boateng, Benatia, Lahm, Xabi Alonso, Muller, Lewandowski. In una Shanghai grondante umidità, l'Inter perse soltanto 1-0 ma fu dominata dai tedeschi. Il povero Dimarco – dopo una manciata di minuti tra Europa League e campionato nella stagione precedente, alla prima da titolare, schierato terzino nel 4-3-1-2 del Mancio – non riuscì mai a prendere la targa di Costa e a fine gara era centrifugato e, parlandoci a microfoni spenti, abbattuto il giusto. In un Paese per vecchi, si pensò che Mancio avesse “bruciato” il biondo mancino, poi provato da interno sinistro nel 4-3-3 con cui qualche giorno dopo a Shenzhen l'Inter perderà 1-0 anche il derby.
Invece Federico da quell'esperienza ha tratto la forza per resistere ad altri “traumi” (in primis la rottura del quinto metatarso del piede, nel 2017 a Sion) e mesi di panchina tra Ascoli, Empoli (chiuso da Pasqual) e Parma, con cui peraltro al Meazza nel 2018 segnerà il più classico gol dell'ex. Per di più il primo in A e di bellezza assurda, con un tracciante da 30 metri. Pronto al decollo, viene fermato da un infortunio agli adduttori che lo tiene fuori tre mesi. Nel 2019 torna all'Inter, ma con D'Ambrosio e Biraghi gli resta poco spazio. Nel gennaio 2020 passa al Verona in prestito con diritto di riscatto. L'incontro con Juric sancisce la svolta definitiva. Federico, la cui capacità di corsa e di calcio non sono mai state messe in discussione, si completa nella fase di non possesso e nella duttilità. Fa benissimo a tutta fascia, ma anche come terzo in difesa.
“E' il nostro presente ma anche futuro” ha sentenziato Marotta. E il ragazzo, che in un primo momento sembrava destinato a ripartire per fare cassa, intende giocarsela al meglio. Al momento, nel 3-5-2 di Inzaghi, ha davanti Bastoni in difesa e Perisic a centrocampo. Ma il croato andrà via tra un anno. E non ha il piede telecomandato di Dimarco. Un'arma impropria, soprattutto sui piazzati, diretti e non. Su due punizioni laterali telecomandate nel finale contro il Lugano, già all'esordio del precampionato dunque, sono arrivati i colpi di testa di Ranocchia (alto di poco) e Skriniar (gol annullato per fuorigioco millimetrico). Aspettando l'erede di Lukaku, i tifosi si consolano con un Dimarco che non vuole più fermarsi. E punta a convincere Mancini in vista del Mondiale del 2022. Da Shanghai al Qatar, che giro del mondo.