Dzeko è preso, Correa quasi. E non perché l’Inter abbia trovato la porta chiusa per Zapata. Tutt’altro. Non si tratta di ripieghi. Inzaghi predilige questi due profili prima di ogni altro. Il centravanti bosniaco rappresenta l'uomo giusto per rimpiazzare Lukaku. Esperienza internazionale, carisma, qualità. La scorsa stagione si è rivelata avara di soddisfazioni, ma Dzeko è calciatore che non si perde d’animo e non ama piagnucolare sul latte versato. Questione di stimoli, nel calcio come nella vita. E poi a Roma si seccò anche il nobile pennello del Pinturicchio, figuriamoci se non può capitare un campionato anomalo ad un nobile artista dell'area di rigore come il futuro centravanti nerazzurro. A Milano troverà gli stimoli giusti, supportato pienamente da un allenatore che crede fermamente in lui.
Correa è un pupillo del tecnico. L’argentino è bravo perché salta l’uomo, crea superiorità e mette sempre la prima punta davanti alla porta. Segna poco, dice il solito uccellino perennemente insoddisfatto, ma fa segnare tanto, aggiungiamo noi. Che il calcio lo mastichiamo. Per le referenze, si chieda pure ad Immobile. Inzaghi crede molto nella vena realizzativa di Lautaro Martinez. El Toro, quando impiegato più vicino alla porta, ha sempre palesato maggiore efficacia. Un esempio è il derby vinto contro il Milan per 3-2 durante l’ultima stagione spallettiana. Con Correa alle spalle potrebbe trarre solo dei benefici.
Le alternative saranno Satriano e Sanchez. Il cileno – quando avrà recuperato pienamente dai malanni – tornerà utile, mentre il giovanotto di Montevideo ha già in dote quella garra charrua che può coltivare anche grazie ai preziosi consigli di Vecino. L’Inter c’è, alla gara contro il Genoa mancano dieci giorni, e se in sette fu creato il globo terraqueo, non vediamo ostacoli nell'operato di Marotta, altrettanto abile nel rimpolpare l’attacco nerazzurro in dieci giorni.
Lo farà, per la gioia di chi ha l’Inter nel cuore, per il malessere dei tanti gufi.
Così è (se vi pare).