Nascere l'1 di gennaio significa avere un numero nel destino, un numero che ti segnerà per tutta la vita, soprattutto se di professione fai il calciatore, ruolo portiere. La vita di Alex Cordaz da Vittorio Veneto è un cerchio che ha iniziato a tracciare da bambino, tra i pali della porta, in quel ruolo sempre un po' ingrato: massima responsabilità, minima soddisfazione.
Vocazione, personalità, volontà di inseguire i propri sogni. Che hanno sempre avuto due colori, il nero e l'azzurro, che hanno iniziato a disegnare il cerchio di Alex Cordaz. Nel 1999 l'ingresso nel Settore Giovanile dell'Inter, con Alex a difendere la porta e a vincere trofei: la Viareggio Cup e lo scudetto Primavera, nel 2002, con quel tricolore firmato Obafemi Martins e Goran Pandev.
Il 4 febbraio 2004 il cerchio di Cordaz inizia ad assumere tratti più spessi e definiti: semifinale di Coppa Italia, quella della prima squadra. Francesco Toldo viene espulso e Alex, al 19' della ripresa, maglia numero 71, fa il suo debutto, subentrando ad Alvaro Recoba. Esordire in una semifinale, in uno Juventus-Inter: resta quella l'unica presenza di Alex Cordaz con la maglia nerazzurra. 26 minuti più recupero, un gol incassato da Marco Di Vaio, un cartellino giallo e un 2-2 a Torino.
Spezia, Acireale, Pizzighettone, Treviso, Lugano, Cittadella, Gorica, Parma e Crotone: le tappe della carriera di Cordaz sono tante e differenti, con l'ultima, quella di Crotone, la più importante e significativa. Due promozioni in Serie A, una salvezza, 110 partite nella massima serie. Ora, per Alex, è arrivato il momento di chiudere quel cerchio. I tratti sono sempre quelli, nero e azzurri. Sono passati 17 anni da quel Juventus-Inter. Per Cordaz è arrivato il momento di rimettere i guanti e la maglia, nerazzurra.
Partirà da terzo portiere nelle gerarchie di Inzaghi. L'obiettivo è quello di scalarle.