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Inter, Inzaghi parte alla grande. Il Genoa annichilito con un poker

Inter-Genoa 4-0

La partita. Per continuare a vincere. Per spegnere inutili polemiche. Per far comprendere agli scettici che si vive comunque benissimo anche senza LukakuL'Inter resta a prescindere, anche senza Conte ed Hakimi. Con nuovi interpreti, protagonisti desiderosi di scrivere nuove pagine della gloriosa storia nerazzurra. La nostra. Come Calhanoglu e Dzeko, bravi a lavorare in tandem e a costruire e rifinire l’occasione del raddoppio, o da solisti come il bosniaco in occasione del poker. O come Skriniar, gol sempre utili, chiusure mai banali. È l’Inter di Simone Inzaghi, pacato, moderato, calatosi nell’interismo con una naturalezza tale da lasciar cadere nel dimenticatoio gli isterismi di qualche vedovella del recente passato. È solo la prima di campionato ed il Genoa, con tutto il rispetto per il vecchio Grifone, non è il Real Madrid. Chi ben comincia è a metà dell’opera, almeno così dicevano i saggi. Noi lo siamo meno e ci accontentiamo di un bel successo, senza dimenticare le insidie del campionato – a cominciare dalla prossima trasferta di Verona –  nutrendo la speranza che le cose proseguano su questa lunghezza d’onda o migliorino ancor di più. Segna anche Vidal, da tanti dato per finito, ma non da chi è consapevole che calciatori dal curriculum corposo sono necessari per amalgamare il gruppo e contribuirne alla crescita. 

Il simpatico buffetto. Tutti bravi, a cominciare da Simone Inzaghi. Eccellente Dzeko, sontuoso nel far reparto da solo, gol a parte. Divino Barella, uomo a tutto campo. Geniale Calhanoglu, ispirato e perfettamente a proprio agio con il nerazzurro addosso. 

Le rasoiate. Nessuno merita ramanzine. L’Inter è piaciuta per intensità, ricerca del gioco ed abnegazione. Ci sia consentita una semplice riflessione indirizzata verso i pessimisti cronici. Hakimi e Lukaku sono andati, Conte prima di loro. Il rapporto con Oriali – spiace aver perso un interista purissimo – è terminato, ma l'Inter guarda avanti. Deve farlo perché, cari signori, questo è il calcio.