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Inter, up and down, Calhanoglu illumina, Sensi fatica ma c’è

Tutto fin troppo facile per la prima di Inzaghi. Merito di un’Inter scoppiettante o demerito di un  Genoa largamente incompleto? Come al solito la verità sta nel mezzo ma chi si aspettava i nerazzurri di nuovo alla ricerca di sé stessi dopo l’addio di Conte è rimasto col cerino in mano.

La personalità del gruppo non è svaporita senza il tecnico dello scudetto, i nuovi innesti offrono varietà di schemi e soluzioni sconosciute fino a ieri, quando lo schema principe era palla a Lukaku e vai di mazurka.

Sugli scudi Calhanoglu, un gol e un assist, una presenza continua e lucida nella manovra avanzata ma anche tanti rientri nella metà campo bassa, a supportare Brozovic nella ripartenza dell’azione. Una doppia fase sontuosa, modello Luis Alberto nella Lazio più bella di Inzaghi che può diventare la carta vincente nel centrocampo orfano della luce di Eriksen.

Barella e Brozovic, dove eravamo rimasti? I due si sono ripresentati nelle stessi vesti lasciate a maggio, quantità e qualità in dosi industriali. Il croato ha ormai metabolizzato alla grande il suo ruolo di fulcro della ripartenza dell’azione nerazzurra, lo fa alla grande e in più va a cercare fortuna dalle parti di Sirigu più di una volta. Il tamburino sardo da parte sua ha riattaccato le Duracell dopo le ferie da campione d’Europa, il premio ricevuto come miglior centrocampista dello scorso anno lo galvanizza (caso mai ce ne fosse bisogno). Il suo assist di tacco nel gol di Vidal è una libidine per gli occhi.

Una menzione è dovuta a Dzeko. Non avrà 30 gol nei piedi come Lukaku ma la sua capacità di giostrare da regista avanzato offre certezze fino a ieri sconosciute. Fa salire la squadra, è sempre nel fulcro del gioco, offre palloni importanti a chiunque gli si avvicini grazie ai quali l’Inter acquista quella imprevedibilità la cui mancanza era stata rimproverata a Conte da molti addetti ai lavori.

Cercare i down nei protagonisti di ieri non è facile. Sensi non ha brillato per precisione e continuità, diversi palloni semplici sbagliati nella misura, una evidente sofferenza fisica nel contatto con l’avversario di turno. Però c’è, è tornato, lo ha dimostrato pur in un ruolo di supporto alla prima punta che non gli si addice più di tanto. Niente a che vedere con il giocatore esplosivo della sua prima stagione in nerazzurro (finchè giocò) ma neanche con la sua controfigura andata in scena negli ultimi mesi. Come un nuovo acquisto quando potrà tornare nella sua mattonella e con una preparazione più rodata.

Perisic ha corso tanto come al suo solito, non sempre bene. Il gol annullato lo ha innervosito, si è incaponito su finte e controfinte come se avesse qualcosa da dimostrare a qualcuno. Una palla persa sanguinosa sull’esterno dell’area ha offerto al Genoa una delle poche occasioni per offendere Handanovic nella ripresa. Questione di concentrazione, mettiamola così. Ivan non ha niente da dimostrare, ormai lo conosciamo bene, se resta connesso per 90 minuti più recupero sarà sempre un problema per gli avversari, non per l’Inter.