“Spiaze”, per le rivali. Ma l’Inter è ancora la più forte

Premessa: il seguente articolo non intende deridere gli avversari, né attentare alle coronarie dei tifosi dell’Inter più scaramantici. Ma, dopo due giornate di campionato, e con il mercato quasi terminato, si vuol piuttosto descrivere l’attuale scenario. 

Fino a qualche giorno fa, ci avevano raccontato di un Inter che  senza Achraf Hakimi avrebbe fatto fatica, che senza Romelu Lukaku sarebbe addirittura morta. Non solo. Litri di inchiostro sono stati spesi per spiegare come Simone Inzaghi non sia Antonio Conte e che fosse in corso un chiaro piano di ridimensionamento tale da far fatica a schierare undici calciatori in campo. “Sarà ancora zona Champions?” sosteneva pure qualche ‘bene informato’.

La sfilza di cattivi pensieri si allungava fino a qualche giorno fa, inesorabilmente, con l'ottimismo di casa altrui. La Juventus con Massimiliano Allegri e Cristiano Ronal… (ah, no!) avrebbe ammazzato il campionato, ristabilendo gerarchie mai in discussione fino alla scorsa stagione. E tutte le altre – ci avevano detto – sarebbero state a guardare la trionfale marcia bianconera.

Ci avevano detto, appunto. 

Ci svegliamo oggi (domenica 29 agosto, ndr) con l'Inter in testa alla classifica: sei punti conquistati su sei, sette gol fatti e uno solo subito (a causa di una papera di Samir Handanovic, ndr). E col Tucu Correa (uno dei sostituti di Lukaku…) già a due reti in una manciata di minuti, capocannoniere dei nerazzurri. Scorriamo la classifica e non vediamo per un bel po' la Juventus. Passano dai 35 e i 40 secondi e scorgiamo i bianconeri, mestamente, ad un punto. Per carità, stagione lunga, e tanta strada da fare. Ma la domanda sembra lecita: giusto preoccuparsi?

Ieri la formazione di Massimiliano Allegri è incappata nella seconda partita anonima (su due giocate) del suo campionato. Una squadra impalpabile, priva di verve, e di continuità in gara, battuta da un Empoli formato salvezza e nulla più, almeno sulla carta.

Certo, è virtù dei forti guardare tutto con sospetto e animarsi di una buona dose di spirito critico e prudenza, ma la sensazione è che il gap ci sia ancora, e – a sorpresa – sia sempre e comunque in favore dei nerazzurri. Poi siamo consapevoli che celebrare il ‘funerale’ della Juventus dopo appena due giornate sia esercizio pericolosissimo ma, ripetiamo, non è questo che stiamo facendo.

Parliamo piuttosto del mercato dove – conti e trattative alla mano – ci siamo accorti che l'Inter non è la sola vittima del regime di spending review e dell'epoca storica (piuttosto globale) di sacrifici. Se Lukaku (sostituito con Dzeko, oltre a Correa) ha rappresentato indubbiamente una perdita importante, come descrivere allora quella che ha privato la Juventus dell'ultimo capocannoniere del campionato, quel Cristiano Ronaldo adulato e strapagato per tre stagioni? Inciso: Lukaku, ieri ad Anfield, contro Van Djik non ha visto ‘biglia’.

Sfogliamo, poi, le pagine dei quotidiani e ci accorgiamo che a Torino non stanno pensando ora ad Harry Kane, né a Robert Lewandowski. All'aeroporto di Torino, anzi, è già spuntata la capigliatura di Moise Kean, non proprio – o non ancora – il fuoriclasse da stropicciarsi gli occhi. Ecco, tiriamo le somme, e ci accorgiamo che se Atene piange (o meglio, per il momento ride ancora), Sparta – semplicemente – non ride e basta. E allora rispediamo ufficialmente ai mittenti atteggiamenti catastrofistici e ad oggi immotivati, consegnando volentieri – ora che l'estate è quasi terminata – lo scudetto degli ombrelloni agli altri.

A Milano Inzaghi lavora con convinzione per quello vero. E sembra già coinvolgere non poco una tifoseria attratta dal nuovo tecnico. Spiaze” davvero per i rivali, ma l'Inter non ha mollato nemmeno un centimetro.