Inter, nel corso dell'estate Inzaghi ha accolto il nerazzurro per fare nella sua carriera da allenatore quel salto di qualità tanto atteso. Quanto promesso dalla società, e ribadito nella conferenza di presentazione (“non partirà più nessuno kltre Hakimi”), è stato contraddetto dalle incalcolabili dinamiche di mercato. Se il tecnico aveva infatti “corteggiato” Lukaku nel periodo dell'europeo, scalpitando all'idea di allenarlo, il Chelsea ha scatenato nube grigi che poi si sono, quasi immediatamente, trasformate in temporale.
La promessa della scarpa d'oro è sfumata così di fronte a 115 milioni di euro, ed Inzaghi ha dovuto rivedere i suoi piani. La richiesta per il sostituto è stata chiara e decisa: Dzeko. Ma troppo poco il bosniaco, sia per numero sia perché, nonostante il talento offuschi tanti aspetti, la carta di identità parla in maniera inesorabile. E allora ecco anche Correa, destinato ad essere probabilmente la terza punta, il ricambio di lusso dietro all'indispensabile bosniaco e al leader designato ( o imposto) dal destino Lautaro.
Correa però si è preso l'Inter in maniera importante nella tenebrosa serata di venerdì scorso, quando a schiarire il match con il Verona ci ha pensato proprio una sua doppietta. E il Tucu ha mandato ieri un altro segnale inequivocabile. Ancora in gol, ma stavolta con la sua Argentina, e soprattutto al fianco di Lautaro (anche lui in gol). Se Dzeko quindi era nella testa di Inzaghi un titolare chissà che il mister, gongolante alla vista di questo tango a due ballato dai suoi attaccanti, non decida di rivedere le sue gerarchie. I due hanno tanta voglia di divertirsi e di far divertire, e hanno dimostrato di saperlo fare insieme. Il messaggio all'allenatore è chiaro. E quest'ultimo, nell'attesa di prendere la sua decisione, si gode i due giocatori.