È l’8 agosto quando la Gazzetta dello Sport titola: “Inter smontata”. D’altronde sono le ore in cui si sta formalizzando il passaggio di Romelu Lukaku al Chelsea per 115 milioni di euro. È il terzo addio ‘pesante’ dell’estate nerazzurra: il primo è stato quello di Antonio Conte, poi è arrivato quello di Achraf Hakimi.
Sono giorni bui, tempestosi. I tifosi si sentono smarriti – non è infatti da tutti perdere il miglior giocatore del campionato e uno dei due migliori esterni del mondo – e traditi da Suning. I diktat arrivati da Nanchino non lasciano infatti spazio a possibili ‘discussioni’: bisogna fare il maggior utile di sempre nella storia del calciomercato nerazzurro e tagliare il monte ingaggi della squadra. Insomma, “Inter smontata” titola (giustamente in quelle ore) il principale quotidiano sportivo italiano.
Sotto traccia, però, c’è chi non si arrende a un destino che pare dal cielo color ghisa. Si tratta della dirigenza italiana rappresentata da Giuseppe Marotta, Piero Ausilio e Dario Baccin. Secondo loro nulla è perso, c’è ancora un margine per poter lavorare, rinforzare la squadra – in base alle necessità di bilancio – e (perché no?) credere nella seconda stella. D’altronde è già arrivato Simone Inzaghi: il tecnico che con la Lazio è stato l’unico in grado di interrompere la ‘tirannia’ della Juventus dello scorso decennio. Questo particolare è già più che sufficiente per concedere fiducia al tecnico anche quando andranno male le cose. Lasciatelo lavorare in pace, insomma.
Da qui nascono dunque i tre motivi per cui, oggi (venerdì 3 settembre), bisogna rimandare il ‘funerale’ dell’Inter.
Il primo. Proprio Inzaghi – ma guarda che caso! – chiede a Marotta due giocatori ben precisi per poter sopperire all’addio di Lukaku. Il primo è Edin Dzeko della Roma, il secondo è Joaquin Correa della Lazio (come via abbiamo sempre raccontato nelle nostre esclusive: cliccate qui). Il bosniaco è avanti con gli anni, ma la sua classe non tramonta mai. Lo dimostra contro Genoa e Verona e lo ribadisce con la sua Nazionale nella partita contro la Francia. L’argentino, invece, è il pupillo del tecnico e non tradisce le (sue) aspettative: firma il contratto il mercoledì, va in campo il venerdì sera al Bentegodi e sigla la doppietta decisiva. E ancora: viene convocato dall’Albiceleste, gioca e segna contro il Venezuela. Può bastare per le sue prime due settimane da nerazzurro?
Il secondo motivo per cui, a oggi, va rimandato il funerale dell’Inter si chiama Lautaro Martinez. Il Toro ha (praticamente) rinnovato il suo contratto con la società. E poi in campo ha subito dimostrato che può caricarsi l’Inter sulle spalle: prima pareggiando a Verona e poi, nella notte fra giovedì 2 e venerdì 3 settembre, segnando anche lui con la maglia dell’Argentina (l’approfondimento lo trovate qui). Il futuro è tutto suo. Poco importa se, come raccontato dal Corriere della Sera (leggete qui), potrebbe essere il sostituto di Mbappé al PSG l’anno prossimo. Oggi Lautaro è una certezza. E si vive oggi, ricordiamo.
Il terzo motivo del ‘mancato funerale’ è arrivato ieri, giovedì 2 settembre. L’Inter e Zytara Labs hanno annunciato di aver “siglato un accordo di partnership commerciale pluriennale del valore di 85 milioni di euro con il supporto di DigitalBits Foundation”. Questi soldi, insieme all’incredibile attivo arrivato dal calciomercato (qui trovate l’approfondimento) e ai nuovi sponsor di maglia (ecco l’articolo), testimoniano come al di fuori ‘dei social’ c’è tutto un mondo che crede ancora in un futuro a tinte nere e azzurre.
Ecco perché sia consentito a chi scrive di dare un consiglio: rinviate il funerale all’Inter. Prima dovete certificarne la morte. E a oggi, fortunatamente, non c’è stata.