Giacinto Facchetti, il capitano dell'Inter (da sempre e per sempre), moriva il 4 settembre 2006. Aveva 64 anni.
Di Facchetti, un giorno, Sandro Mazzola disse: “Era una grande figura sia in campo che fuori. È stato un compagno di squadra meraviglioso, uno dei punti di riferimento della squadra. Il primo terzino fluidificante dell’era moderna, Cabrini è arrivato molto dopo. Sempre pronto a lottare, un grande. Il gigante buono era un soprannome perfetto: aveva una grande forza fisica ed era molto buono“. Una delle migliori descrizioni di Facchetti l'ha data il giornalista Beppe Severgnini: “Giacinto – con quel bel nome vegetale – era figlio della sua terra: un bergamasco senza montagna e senza accento, che dei bergamaschi aveva però le qualità che contano, e al resto d’Italia spesso sfuggono: la tenacia, l’affidabilità, l’incapacità di parlare a vanvera, l’indignazione lenta ma implacabile“.
Per parlare di Facchetti occorrerebbe un libro. Anzi, c'è già: 'Ora sei una stella', gemma senza tempo di Luigi Garlando.
I numeri del 'Cipe' con l'Inter: 475 presenze, in 18 anni con la maglia nerazzurra, 59 reti. I suoi successi, uniti a quelli dello squadrone costruito da Angelo Moratti e Helenio Herrera, sono già leggenda: quattro scudetti, due Coppe dei Campioni e una Coppa Italia. Con la maglia dell'Italia, Facchetti è arrivato secondo ai Mondiali di Messico 1970 – ma in finale giocò contro il Brasile di Pelé, la più forte squadra della prima parte del calcio moderno – e vinse il campionato d'Europa nel 1968.
Oggi, a 15 anni dalla sua scomparsa, è arrivato il ricordo di un altro tassello fondamentale della Storia dell'Inter, Esteban Cambiasso, lo ha voluto ricordare. Il suo messaggio, postato su Instagram, è da brividi. C'è una fotografia del centrocampista argentino che bacia la Coppa dei Campioni vinta a Madrid il 22 maggio 2010 e la scritta: “Eri con noi e ogni volta che l'Inter scende in campo. Eterno Cipe“.