Yin e Yang. Tristezza ed euforia. “Sul nel cielo aperto, e poi giù il deserto” insomma, per dirla con le parole di altri. Se si parla di pazza Inter è anche (e forse soprattutto) per questa capacità innata di arrivare in alto tra le stelle, salvo poi ripiombare nell'oblio. Come nella stagione 2003. Al termine di un'estate passata a sognare Giggs e Pires si pensava che Cuper potesse arrivare al compimento della sua opera, iniziata due anni prima. Nel 2002, il 5 maggio lo aveva privato della possibilità di essere l'allenatore capace di infrangere la maledizione del 13esimo scudetto. La storia doveva essere diversa.
Cuper venne invece esonerato dopo una partenza in campionato molto negativa. Ma l'Hombre Vertical non se n'è certo andato senza un regalo a quei tifosi che non era riuscito a far sognare quanto avrebbe voluto. Il 17 settembre infatti decise di esibire sul parquet di Highbury una delle migliori Inter di sempre. Una gara entrata di prepotenza nella storia nerazzurra, una di quelle da stropicciarsi gli occhi. Il duo inedito formato da Cruz e Martins guidava un attacco orfano di Vieri e Recoba. Il resto è storia. Tre reti in 40 minuti all'Arsenal, un Toldo mai impegnato e tanti sogni che ri-iniziavano a prendere forma.
Ma ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. O almeno così dovrebbe essere. Perché se la reazione fosse stata uguale, al danno non si sarebbe aggiunta la beffa. L'Inter cade rovinosamente in casa nel ritorno. Un 1-5 che fa male, che pesa come un macigno. Al minuto 38 del secondo tempo però i nerazzurri, sotto per 2 a 1, sarebbero ancora qualificati al turno successivo, grazie al vantaggio negli scontri diretti (0-3 contro 1-2). E lo stesso discorso era valido al minuto successivo, dopo che Henry aveva messo dentro il suo secondo gol personale, portano il risultato sull'1 a 3.
Ma l'Inter nella sua storia è capace di vittorie strepitose o di cadute rovinose. La banalità contraddice la quintessenza del concetto di “pazza Inter”. Se così non fosse stato, nei 5 minuti successivi non sarebbero arrivati due pugni allo stomaco targati Edu e Pires (sì, proprio lui). 5 a 1 e alla sconfitta si aggiunge l'eliminazione dalla Champions (la beffa, per l'appunto). E allora ecco sbiadita quell'impresa di Londra. La gara che poteva rappresentare la svolta di una stagione si rivelò la più classica delle cattedrali nel deserto. L'ultimo omaggio di un uomo che forse avrebbe meritato di più all'Inter, ma che di certo ce l'ha messa tutta per sfatare un tabù che durava da 15 interminabili anni.