Lautaro si è preso definitivamente l’Inter. Dopo l’addio di Romelu Lukaku i nerazzurri affidavano molte delle loro speranze sull’argentino, da anni attaccante dal potenziale evidente ma forse mai così prolifico da farne un bomber da 25 gol a stagione. Le corna del Toro, da quando arrivò a Milano come vice Icardi, sono nel frattempo cresciute a dismisura, fino a divenire il leader, il capobranco della attuale squadra di Simone Inzaghi.
Una partenza a razzo in questa stagione per l’ex Avellaneda. Squalificato all’esordio col Genoa, Lautaro ha poi realizzato 3 gol nelle successive 3 gare dell’Inter (tolta la gara di Champions col Real), con una media spaventosa di una rete ogni 68 minuti in campo. Di testa, di destro o sinistro, Lautaro sembra arrivato alla totale consacrazione: un giocatore in grado di segnare in qualsiasi modo, migliorato persino nella tecnica di base, che già era ottima al suo arrivo in nerazzurro. Da buon capobranco, il Toro non lesina nemmeno sul sacrificio. “Zecca” costante nel pressing offensivo, i numeri parlano di 1.3 palloni recuperati sulla trequarti avversaria a partita. Attaccante universale, che anche col Bologna ha mostrato molto del suo repertorio: senso dell'inserimento nel gol dell'1-0, da nueve vero. Poi il velo sublime per il 5-0 di Dzeko, da diéz.
Inzaghi confida nel fatto che Lautaro continui a trascinare il branco: in conferenza stampa l’ha definito un attaccante straordinario, ancora più forte di quanto pensasse prima, quando lo osservava solo da avversario. Un “titolarissimo” da schierare di gara in gara, ed ecco perché l’ex allenatore della Lazio cerca sempre di risparmiargli alcuni minuti ogni partita, come a voler preservare il suo gioiello.
Martedì, al Franchi, la complicata trasferta contro la Fiorentina. Il Toro vuole incornare ancora, trascinando il gruppo e superando se stesso. Lautaro, che show.