“Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un calciatore. Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia”.
Basterebbero le parole di De Gregori. Federico Dimarco, leva calcistica del '97, nella serata di ieri al Meazza (sabato 25 settembre 2021, ndr) si è trovato nei panni di Nino: sulle note di quel capolavoro, consigliato dal maestro Inzaghi (leggi qui il retroscena sul rigore), paura non ne ha avuta. Si è fatto consegnare il pallone da Ivan Perisic e, in assenza di Lautaro Martinez ed Hakan Çalhanoglu, si è assunto un enorme possibilità. Mancavano ormai pochi minuti al triplice fischio di Maresca – il match era sul 2-2, dopo circa 90' minuti emozionanti tra occasioni, pali e salvataggi – e la palla del match era nelle sue mani, anzi piedi.
Purtroppo, alla fine, non è andata come ci si sperava. Come lui sperava. Il boato di San Siro non c'è stato, l'urlo è stato strozzato dal pallone infrantosi sulla traversa poco distante da quell'angolino che invece aveva centrato, come un cecchino, contro la Sampdoria. A volte il destino sa essere crudele, ma allo stesso tempo sia i compagni che la Curva Nord si sono stretti introno a lui: “Ho tirato lì – ha dichiarato il calciatore ai microfoni di Dazn – perché quando ho preso la palla avevo deciso. Mi spiace per averlo sbagliato ma compagni e Curva mi hanno subito rincuorato” (leggi qui l'intervento completo di Dimarco al termine del match).
Una pacca sulla spalla, un abbraccio, un applauso d'incoraggiamento a lui che – sin da bambino – ha un cuore nerazzurro. L'amarezza sarà stata molta ma, riprendendo la canzone, un giocatore si giudica dal coraggio – ed il numero 32 ne ha dimostrato molto, anzi moltissimo -, dall'altruismo e dalla fantasia: cross, assist, incitamento e gioia. Tutte caratteristiche che, l'ex gialloblu, ha dimostrato di possedere. Maturità, senso d'appartenenza e nessuna paura davanti alle responsabilità.
Questo sarà solo uno dei tanti episodi che lo faranno crescere perché, d'altronde, i rigori li sbaglia chi ha il coraggio di calciarli.