Vietato abbattersi. Un concetto semplice da comprendere, anche per chi, alle prime difficoltà, ha riesumato foto di Hakimi e Lukaku. Dimenticando che, anche con i due straordinari calciatori in rosa, l’Inter di Conte non riuscì a sfondare il muro ucraino. Né all'andata, né al ritorno. Presto per lasciarsi andare a quella celeste nostalgia di cocciantiana memoria. Senza dover inutilmente puntare il dito contro la dirigenza per non aver – secondo qualcuno – adeguatamente completato la rosa, proviamo a fare un’analisi razionale e non emotiva e figlia del risultato. L’Inter ha giocato male, inutile girarci attorno. La squadra era sulle gambe ed ha pagato le fatiche di campionato contro l’Atalanta. Pochi due giorni e mezzo – e una trasferta in aereo – per smaltire la stanchezza e per ritrovare brillantezza. Pur giocando male, i nerazzurri hanno costruito quattro – scrivo quattro – palle gol nitide. Scrivo nitide, soprattutto per chi faticasse a comprenderne il significato.
Basta riguardare la traversa di Barella, l’occasione di Dzeko – più facile da sbagliare – e i miracoli di Pyatov su Correa e De Vrji per comprendere che non stiamo esagerando. A rendere ancor più amara la serata ci ha pensato l’onorevole Sheriff. Non di Nottingham, ma di Tiraspol, città moldava. E adesso? Giù i lacrimoni per un funerale ancora senza morto. Immancabili i classici slogan sempre in voga dopo serate del genere. Frasi del tipo: “anche quest’anno, agli ottavi andiamo il prossimo anno”. No signori miei, serve calma. Sarà giusto non qualificarsi se non si riuscirà a battere lo Sheriff. Giusto, perché nonostante l’exploit di Madrid, i moldavi sono assolutamente battibili. La ruota gira, ed il Real Madrid che nulla avrebbe meritato a Milano quando invece ha raccolto tutto, ieri sera ha raccolto nulla quando invece avrebbe meritato tutto.
Il calcio è straordinariamente imprevedibile e non è scienza esatta. Ruota comunque attorno a variabili difficilmente discutibili. Una squadra come l’Inter, ben costruita, dovrà battere lo Sheriff nel duplice incontro, così come dovrà battere lo Shakhtar in casa. Non dovesse riuscire in quella che tutto sembra tranne un’impresa, allora saluterà giustamente la Champions. Ma fino ad allora, concentriamoci sui dati di realtà. Ed asciughiamoci lacrimoni inutili perché tutti sono vivi e vegeti. L'Inter soprattutto.
Così è (se vi pare).