È tornato il caro e vecchio catenaccio all’italiana.
O forse non è mai passato di moda, buono per tutte le stagioni. Come un paio di jeans, lo si abbina dappertutto. La Juventus di Allegri l'ha indossato in Champions League, emulando in tutto e per tutto quella di Trapattoni. Chiusa a riccio, la Vecchia Signora ha sfruttato un’altra conoscenza calcistica in voga negli anni ottanta: il contropiede. Oggi tra i calciofili – improvvisati e non – è noto come ripartenza. Poco importa, il senso è sempre lo stesso. Il Conte di Montecristo, come lo si rigira, resta sempre Edmond Dantés. La Juventus ha vinto, il Chelsea, campione d’Europa, ha perso. Ed anche malamente. Palma del peggiore in campo a Romelu Lukaku. L’ex centravanti dell’Inter scudettata – che Conte porterebbe con sé anche al centro della Terra – ha deluso, preso per la collottola dal tandem Bonucci – De Ligt.
Nella risorgimentale Torino, il gigante belga ha ricordato Lemuel Gulliver tra gli abitanti di Brobdingnag. Lukaku si è sempre distinto in campionato, e se la Serie A può essere paragonata a Lilliput, non è così per l’Europa. Dati alla mano, Lukaku in Champions League ha sempre deluso. Lo ha fatto con la maglia nerazzurra, continua a non stupire con quella del Chelsea. Non inganni il colpo di testa vincente contro lo Zenit. Ecco perché, così come accaduto al celebre Gulliver del romanzo di Jonathan Swift, anche per il centravanti belga è doveroso puntualizzare alcuni aspetti.
In termini numerici potremmo azzardare che se il rapporto serie A: Lukaku è stato 1:12 – straordinario l'apporto in termini di gol e prestazioni per la conquista del diciannovesimo tricolore nerazzurro – quello Champions League: Lukaku è attualmente 12:1. Nulla di definitivo, sarebbe folle anche il solo pensarlo. Lukaku possiede caratteristiche tecniche e di personalità per esplodere anche nell’Europa calcistica che conta, e magari assurgersi a protagonista assoluto nel Chelsea candidato a replicare il successo della passata edizione di Champions League.
Sollevare al cielo la coppa dalla grandi orecchie deve rimanere l'obiettivo principale di un eccellente calciatore come Lukaku. Al momento è più corretto basarsi sui dati di realtà, senza affidarsi ad ipotesi. Ecco perché le orecchie andrebbero tirate – bonariamente, sia ben inteso – a chi ha contestato Marotta per la cessione di Lukaku. A 115 milioni di euro – cifre straordinarie nel calcio di oggi, dove il bilancio deve essere prioritario su tutto – l’operazione andava conclusa. Senza sé, senza ma. Per l'Inter si tratta di una cessione top. Chi nutre dubbi rammenti che anche con Lukaku in campo, i nerazzurri non hanno mai superato i gironi eliminatori. Riuscirci o meno quest'anno fa parte di un'altra storia. Tutta ancora da scrivere.
Così è (se vi pare).