Marotta a tutto tondo, pt.1: le parole su Conte, Eriksen, Lukaku

Un Beppe Marotta a tutto tondo.

Il direttore generale dell’Inter ha parlato sul palco del Festival dello Sport di Trento di tantissimi temi, soprattutto inerenti al mondo nerazzurro, dal mercato, al nuovo modello di business, fino al ruolo della proprietà, soffermandosi anche su argomenti personali.

Ecco le parole di Marotta: “E' un motivo di grande orgoglio, rappresento oggi un'intera società. E' motivo di grande felicità, l'applauso è rivolto non solo a me ma a tutta la società”.

Sullo scudetto: “Il 2 maggio abbiamo avuto la matematica di un traguardo straordinario: quando si intraprende un'avventura l'obiettivo è ottenere il massimo ed era riportare a casa quel trofeo. Era quasi una liberazione per aver raggiunto un obiettivo tra tante difficoltà. Un momento preciso in cui pensavamo di avercela fatta non c'è, la valutazione positiva è stata fatta nel momento della vittoria contro la Juve in casa: lì abbiamo capito di poter recitare un ruolo da protagonisti e di poter arrivare lontani. E' merito di tutti”.

Sulla Champions League: “La differenza tra una competizione come la Champions e il campionato è che la prima è un torneo ad eliminazione diretta e in cui devi avere la formazione migliore e la condizione migliore: non sempre le vittorie finali in Champions rappresentano la vittoria della squadra più forte, in Serie A invece vince la più forte. Il Giro d'Italia lo vince chi dimostra che ha performance migliori. C'era rammarico, ci abbiamo provato e quindi abbuiamo spostato il nostro obiettivo sullo scudetto e sul vedere i nostri tifosi festeggiare davanti al Duomo”.

Su Antonio Conte: “La decisione è frutto di confronti dei giorni precedenti: è una libera scelta dell'allenatore che non intravedeva un percorso comune. Fa parte dello sport e della vita, se una persona decide di interrompere un rapporto, bisogna avere rispetto e guardare avanti con ottimismo. Le società rimangono, i calciatori passano: bisogna ripartire nuovamente avendo alle spalle un'esperienza che porta insegnamenti. Rappresentiamo un grande club, abbiamo a che fare con grandi professionisti che hanno vinto con merito. La sua decisione non era prevedibile, ci ha spiazzato: lì devi agire con tempestività scegliendo il profilo adatto sul mercato: Inzaghi è giovane e dalla sua ha un percorso significativo con la Lazio. La tempestività è stata quella di bloccarlo nottetempo presentando il nostro programma che è stato sposato immediatamente. Abbiamo identificato un profilo che ricalcasse il solco tracciato da Conte con una visione di squadra che non doveva essere stravolta”.

Su Christian Eriksen: “Sicuramente è stato un momento drammatico, passare dalla gioia per la bella partita al dramma di una persona che conosci e che ha rischiato di morire, sopratutto per la distanza. Siamo stati tempestivi, il dottor Volpi si è subito messo in contatto con i medici in campo ed è riuscito ad avere una prima diagnosi. Non era facile poter diagnosticare un trauma del genere, ancora oggi non lo è. La cosa bella è che il calciatore ha dato segnali di risveglio. Il vuoto nel club è sicuramente di importanza molto relativa. La cosa più bella è quella di poterlo avere ancora tra noi, come ragazzo che continua a vivere e coglie gli aspetti belli della vita. Ora aspettiamo un po’ l’evolversi della situazione, i medici sono in contatto e al momento opportuno valuteranno il futuro del ragazzo. Il regalo più bello è che abbiamo ritrovato un ragazzo al quale la vita continuerà a dare tante soddisfazioni”.

Su Romelu Lukaku: “La mia esperienza in questi decenni mi porta a dire che non bisogna mai fidarsi di niente e di prepararsi negli imprevisti. Si è arrivati al fatto che Lukaku ha manifestato l'intenzione di essere ceduto al Chelsea e quindi non si può non accettare e rispettare la sua volontà. Abbiamo iniziato a trattare e fatto il nostro prezzo: nel mentre abbiamo immaginato le alternative. Nel calcio spesso queste dinamiche si verificano: io non mi sono sentito tradito, abbiamo valutato le opportunità, come quella di introiettare una cifra importante per le casse del club. Abbiamo fatto valere la nostra richiesta e realizzato una bella operazione”.

Sul mercato estivo: “Quando si pensa ad una sostituzione si prepara una lista grazie allo scouting e alle opportunità di mercato: ci sono obiettivi raggiungibili e non. Ci deve però essere sempre la consapevolezza di raggiungere i propri obiettivi. Dzeko era un obiettivo prioritario già dalla scorsa stagione: e grazie alle circostanze favorevoli lui godeva di una promessa della Roma che gli avrebbe concesso la lista gratuita al momento di un'offerta. C'è stata facilità anche grazie alla serietà della Roma, che ha mantenuto la promessa. Vlahovic è un grande talento, ci siamo trovati in una situazione impegnativa in cui non ci trovavamo nelle condizioni di concludere. Era il secondo obiettivo per un aspetto complementare, un giocatore pronto ora e uno nel futuro: sarebbe stato il massimo. Siamo stati contenti però dell'operazione Dzeko”.

Sul futuro: “La pandemia ha accentuato una situazione di grande sofferenza: la situazione debitoria che affligge le squadre italiane è notevole. Un modello come quello attuale non dà garanzie di stabilità, bisogna trovare assolutamente rimedi: non bisogna dipendere sempre dall'azionista che deve fare sempre aumenti di capitale. Il mecenatismo è superato, bisogna arrivare ad avere un modello diverso. Gli Zhang negli anni ha profuso 700 milioni, è normale rivedere le situazioni economiche: bisogna arrivare alla valorizzazione delle risorse e al contenimento dei costi. Il management deve arrivare a fare queste due cose. La tranquillità l'abbiamo avuta con due cessioni che hanno messo in sicurezza il club: siamo molto tranquilli e cerchiamo di individuare i nostri obiettivi, gli stessi dell'anno scorso, con grande ottimismo. E' una situazione che tocca tutto il sistema: non mi sembra giusto che le proprietà immettano soldi, è giusto contenere i costi e far sì che i giocatori che capiscano il momento di difficoltà”.