Beppe Marotta dispensa ottimismo. L'amministratore delegato dell'Inter ha fatto il punto.
Scenario, ieri (venerdì 8 ottobre, ndr), il Festival dello Sport di Trento, che ha visto protagonista il dirigente e i suoi numerosi aneddoti. Cosa ricavare dal lungo intervento (leggi qui le dichiarazioni) di Marotta? Innanzitutto, la conferma sull'esperienza di un manager a tutto tondo, capace quest'estate di realizzare capolavori in un clima difficilissimo. Operatore di mercato, dispensatore di eleganza, con un occhio ai conti e l'altro alle esigenze di un nuovo allenatore, Inzaghi, che aspettava comprensibilmente rinforzi.
Alzi la mano, allora, chi avrebbe potuto fare meglio di Marotta col salvadanaio malconcio, e le cessioni, a dir poco problematiche – oltre che dolorose – che hanno caratterizzato i mesi nerazzurri. Una mannaia per chiunque, non per lui. Grazie, e soprattutto, alla pazienza e all'acume del suo dirigente, l'Inter non è affondata. E, anzi, ha tecnicamente più che rilanciato la sfida. E' stato lo stesso Marotta a sottolineare come l'obiettivo sia vincere ancora. Un messaggio chiaro alle rivali: “Le aspettative di tutti sono quelle di vederci come campioni da battere: siamo contenti di questo ruolo, siamo l'Inter e non dobbiamo solo partecipare. Dobbiamo mirare più in alto possibile”.
E allora niente crisi. Semmai, solo per i nemici. E' anche grazie all'ulteriore responsabilizzazione delle forze che, già in rosa, stanno lievitando a vista d'occhio, che l'Inter potrà affrontare le sfide del domani. Una promozione nemmeno troppo celata è arrivata in tal senso per Barella. “Capitano? Sarebbe bello – ha confermato il dirigente – Handanovic ha la sua età: il capitano è una qualifica che non si regala, bisogna avere le qualità professionali e umane per essere un leader. Barella può cominciare a diventarlo”.
Non c'è solo il campo nei pensieri nerazzurri. Marotta non si è sottratto a considerazioni personali sul possibile futuro dell'asset azionario dell'Inter, pur con l'immancabile equilibrio: “Per me la maggioranza deve essere sempre in mano ad una famiglia, entità o società altrimenti si creano dinamiche che possono avere ripercussioni sulla vita del club. Ci può stare l’ingresso di un socio di minoranza, ma non credo sia il viatico migliore perché non garantirebbe un cambio di modello che invece bisogna individuare. Noi con un pizzico di fortuna siamo riusciti a rimettere la macchina in carreggiata e a ripartire. L’importante è avere un progetto”.
Progetto, appunto. C'è attesa. Ma quale sarà il futuro? Anche in questo caso Marotta ha precisato: “Il modello non sarà quello faraonico, ci saranno investimenti razionali: non possiamo immaginare che gli Zhang, che vogliono andare avanti, possano ripianare le perdite. Anche noi dobbiamo conciliare e trovare equilibrio. Vogliamo lottare per traguardi ambiziosi guardando anche il nostro settore giovanile”.
E allora, in attesa di schiarite concrete, e passi ufficiali da parte della proprietà, la battaglia resta aperta. Con determinazione, e grazie al suo amministratore 'di sogni', l'Inter non ha certo perso il suo orgoglio. Una garanzia per ambiente, calciatori (ieri la bella notizia per due nerazzurri, clicca qui) e tifosi. Con una guida così, rilanciare sarà più semplice.