Siamo al 13 settembre del lontano 1998 quando Simone Inzaghi fa il suo esordio in Serie A, e va immediatamente in gol.
La partita era Piacenza-Lazio, e Simone militava tra i padroni di casa. “Questo è ancora più bravo di Filippo, se solo avesse la sua cattiveria sotto porta”, era il tormentone del suo tecnico dell’epoca, Beppe Materazzi. Subito il destino di Inzaghi si fonde col biancoceleste: dopo meno di un anno, Sergio Cragnotti lo compra. 23 anni, un’espressione da bravo ragazzo e una carriera da predestinato. Oggi, 16 ottobre 2021, Simone farà di nuovo il suo ingresso nello stadio Olimpico, stavolta con un'altra maglia da difendere.
Dopo mezza vita passata negli angoli di Formello, adesso Simone allena l'Inter, la squadra campione d'Italia. Una sfida da kolossal, che ha preso vita nella notte tra il 26 e il 27 maggio, quando Inzaghi viene contattato dai nerazzurri. Era appena stato a cena con il presidente Claudio Lotito, che gli aveva offerto il rinnovo di un contratto in scadenza. “La data mettila tu, tu per noi sei l'allenatore a vita della Lazio”, gli disse il patron.
Cinque anni di fuoco, fabbricati sui gol di Immobile, la poesia – calcistica – di Luis Alberto, l’arroganza fisica di Milinkovic. Tre i trofei portati a casa, poi il record d'imbattibilità e il sogno scudetto “accarezzato” prima che si propagasse il Covid. A Roma è diventato uomo, e non solo da calciatore. Ha trovato l'amore con Alessia Marcuzzi prima e con Gaia Lucariello successivamente, è divenuto padre. Ha sempre studiato tanto. Manuali e immagini dalla tv. Calciatori e dettami tattici (qui la nostra analisi tattica di Lazio-Inter), conosceva tutto, come un onnivoro. Lo disse anche Cragnotti: “Eriksson mi ha sempre detto che Simone, da giocatore, si interessava ai moduli di gioco della Lazio e dei rivali, aveva un senso innato dell'organizzazione, ho sempre creduto in lui”.
L’era nel settore giovanile, l’upgrade in prima squadra, la “grande famiglia” biancoceleste e il continuo accostamento a Maestrelli. Inzaghi, nonostante tutta questa storia, ha scelto l'Inter. Lo ha deciso perché è un uomo ambizioso. Probabilmente con il cuore a pezzi, scrutando la Curva Nord e mettendo in conto di essere addirittura fischiato in occasione del suo ritorno all'Olimpico. Magari arriveranno applausi, o forse insulti, da coloro che sono stati per un lustro i suoi tifosi (qui le parole di Riccardo Cucchi sull'argomento, esclusiva di Inter Dipendenza).
Lo scopriremo tra poche ore, quando Ciro Immobile sarà il suo predatore e non più il suo segugio da caccia, personificato invece da Edin Dzeko. Simone Inzaghi e la Lazio: un amore rovesciato.