Inter, esiste un filo conduttore tra la squadra del 13 marzo 2012 – l’ultima a conquistare gli ottavi di Champions League, con l’eliminazione contro il Marsiglia – e quella attuale: è Andrea Ranocchia, in panchina allora e in campo invece contro lo Shakhtar Donetsk.
La storia in nerazzurro di “Frog” parte nel gennaio 2011: subito titolare nelle quattro partite tra ottavi e quarti di Champions. Oltre alle 18 presenze, con un gol contro il Cagliari, nella seconda metà di campionato in nerazzurro. Il 2011/12 è come detto l’ultimo anno dell’Inter agli ottavi di finale di Champions, quando il cerchio si apre. La crescita di Ranocchia però rallenta soprattutto per via degli infortuni: due stiramenti in stagione per l’ex Bari. Il quale gioca solo dodici partite in stagione (con il gol partita sul campo del Cesena) e due in Champions League, contro Trabzonspor e Cska Mosca ai gironi. In panchina nel doppio confronto con il Marsiglia.
Negli anni successivi Ranocchia diviene titolare inamovibile con Stramaccioni, poi tocca a Walter Mazzarri e alla sua difesa a tre, con il centrale umbro che parte titolare nella retroguardia completata da Campagnaro e Juan Jesus, salvo poi fare decisi passi indietro nelle gerarchie dopo l’acquisto di Rolando. All’improvviso ottiene la fascia di capitano ereditata da Javier Zanetti, e arriva Roberto Mancini. I destini dei nerazzurri e del difensore sembrano legati, tra i punti più bassi in comune e la risalita degli ultimi anni. Ma nell’estate 2015 Mancini decide per il cambio di capitano: fascia tolta dal braccio di Ranocchia e assegnata a Mauro Icardi. Segnale della non centralità del difensore, declassato per fare posto alla coppia Miranda-Murillo. Tanto che prima a gennaio arriva il trasferimento in prestito alla Sampdoria, in cui Ranocchia ritrova la titolarità, e poi quello all’Hull City, in Premier.
Le prestazioni di Andrea in Inghilterra convincono Luciano Spalletti, nuovo tecnico dell’Inter, a riprovarci. Celebre l’istantanea dell’estate del 2017, con il tecnico a difendere il difensore da qualche mugugno dei tifosi nel ritiro estivo. L’ex capitano accetta il ruolo da comprimario e gioca in totale undici partite, segnando però due gol: contro Benevento – con tanto di fascia al braccio – e Udinese. Negli ultimi anni, infine, Ranocchia resta una figura importante nello spogliatoio nerazzurro e, senza pressioni sulle sue spalle, riesce ad accettare il ruolo da comprimario e a rendere al meglio quando chiamato in causa, con la serenità dei veterani.
Il cerchio si chiude con la maglia da titolare contro lo Shakhtar Donetsk: ci voleva lui in campo per riportare i nerazzurri agli ottavi di finale di Champions. L’unico superstite dell’Inter sconfitta dal Marsiglia nel 2012 è lui, l’uomo del destino e con un nuovo, fondamentale ruolo. In campo e nello spogliatoio. Che storia, quella di Frog.
L'ex capitano tra l'altro è stato oggi protagonista della conferenza stampa per il match di domani a Venezia. Molti in temi affrontati, dalla soddisfazione per il passaggio agli ottavi di Champions League alle differenze tra Conte e Inzaghi. “Mi sono divertito moltissimo in queste due gare giocate al posto di De Vrij e sono pronto per la terza” ha detto il difensore. Sulla sensazioni positive per la lotta scudetto soprattutto dopo la vittoria con il Napoli Ranocchia è stato esplicito: “Noi questa sensazione l’abbiamo fin dall’inizio. Se lavoriamo in un determinato modo possiamo arrivare lontano, questa sensazione nello spogliatoio l’abbiamo sempre avuta”.