Roma-Inter. La percepisci nell'aria quella strana sensazione che accompagna l'incontro con un ex mai dimenticato. Un po' come quella celebre canzone di Antonello Venditti in cui certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi, poi ritornano. Come quello tra l'Inter e Josè Mourinho. Nato, ma mai tramontato del tutto, nonostante il mister portoghese, nel recente passato, non sia stato tenerissimo con i colori nerazzurri. Le emozioni indimenticabili del Triplete, pagine bellissime della storia del calcio, non solo di quella tinta di nero e d'azzurro, sono più vive che mai. Esempio da seguire per chi, come Simone Inzaghi, sta facendo molto bene in questo avvio di stagione, andando ben oltre le più rosee aspettative.
Tra passato e presente, guardando al futuro. Oggi Mourinho è un avversario da battere e nulla più. Una battaglia che condurrà alla testa della sua Roma nel tentativo di incrinare le certezze dell'Inter. Dall'altra parte, Simone Inzaghi è deciso a proseguire e migliorare il lavoro eccellente di Antonio Conte. Quella contro i giallorossi non sarà una partita come le altre per l'allenatore nerazzurro. Un derby personale – lui che è stato bandiera della Lazio da calciatore così come da allenatore – da vincere per proseguire la rincorsa contro Napoli e Milan. Inzaghi ha ereditato una squadra mentalmente rafforzata, ma non si è adagiato sul Contismo. Ne ha rifinito e raffinato le spiccate capacità offensive.
Questione di mentalità. I nerazzurri pressano, corrono, sfiniscono l'avversario, poi lo aggrediscono a suon di gol. A differenza della squadra di Conte, l'Inter di Inzaghi non abbassa quasi mai i ritmi, cercando sempre e comunque qualsiasi possibilità per nuocere. Contro Napoli,
Shakhtar, Venezia e Spezia, ma anche nel derby contro il Milan, si è vista una squadra alla perenne ricerca della rete attraverso una manovra corale e ben organizzata. Volendo cercare il pelo nell'uovo, potremmo dire che i nerazzurri talvolta peccano di poco cinismo. Costruiscono tanto, ma non sempre raccolgono quanto seminato nella fase di possesso. Contro la Roma non si potrà sbagliare.
Mourino e le assenze. Da fine stratega qual è, Mourinho cercherà di depistare le attenzioni. Ha già cominciato, dapprima parlando delle assenze – Abraham, Pellegrini, El Shaarawy, Karsdorp – poi proseguendo con i consigli a Zaniolo e, dulcis in fundo, disertando la consueta conferenza stampa pre partita. Una tecnica camaleontica per distogliere l'attenzione dal reale obiettivo che il mago di Setubal ha chiaro e pianificato: ostacolare il cammino nerazzurro. A Milano, dove la grandezza di Mourinho è arcinota e mai in discussione, lo sanno benissimo. Inzaghi – che non si fida delle assenze perché conosce il calcio e sa bene che la Roma possiede validissime alternative – ha sintonizzato le antenne. Vietato distrarsi, questo il diktat imposto dal tecnico emiliano. Prima del fischio d'inizio qualche nostalgico più che Venditti, ascolterà Cocciante, magari colto da una celeste nostalgia che non vuole andarsene. Quando il pallone comincerà a rotolare sul prato dell'Olimpico, ci sarà spazio solo per Inzaghi e per l'undici nerazzurro. Nel gioco del calcio, così come accade nella vita, tutti passano ma l'Inter resta.