Inter Calhanoglu – Cristian Eriksen ed Hakan Calhanoglu sono stati i protagonisti delle ultime giornate nerazzurre. Il centrocampista turco/tedesco in virtù delle sue prestazioni sempre più convincenti tra gol e assist uno più bello dell’altro, il principe danese per la rescissione che lo ha separato definitivamente dall’Inter tra mille rimpianti e l’attesa di vederlo di nuovo a San Siro per salutarlo come si conviene.
Due storie diverse ma iniziate con analogie iniziali evidenti, entrambi hanno dovuto rivedere il loro modo di stare in campo per inserirsi al meglio negli schemi del loro mister, entrambi si sono “presi” l’Inter con un gol nel derby, chiudendo ogni polemica sulle loro prestazioni.
Dopodichè la differenza la fanno gli allenatori.
Inzaghi pensava di consegnare le chiavi del centrocampo a Brozovic ed Eriksen, una delle poche certezze nel cantiere di ricostruzione dopo i movimenti tellurici estivi invece si è trovato Calhanoglu in rosa all’improvviso con la necessità di rivedere tutto. Lo ha fatto in maniera intelligente, sollecitando l’ex rossonero a ripetizione, facendolo sentire sempre e comunque nel vivo del suo disegno anche quando le cose non giravano nel migliore dei modi. Alla fine ha vinto lui, ha vinto Calhanoglu, ha vinto l’assetto del centrocampo nerazzurro. Tempo impiegato 4 mesi.
Quante differenze con il rapporto tra Conte ed Eriksen! Mesi e mesi ad ascoltare il mister spiegare che il ragazzo non capiva, non aveva chiaro il ruolo, non si inseriva alla perfezione, non capiva la lingua e via dicendo. Panchine una dietro l’altra, qualche spezzone di partita, spesso nei minuti finali, a risultato acquisito. Fino alle parole di Beppe Marotta esattamente un anno fa, era il 23 dicembre, quando fu sentenziato che Eriksen non era funzionale al progetto di Conte, dunque sul mercato.
Occorrono buona memoria e onestà intellettuale per ricordare che Eriksen restò all’Inter solo per mancanza di offerte. Dopo di che Conte capì che forse era il caso di rivedere il suo atteggiamento, non solo sul danese ma anche su diverse altre cose. La difesa arretrò quei 20 metri che fino a quel momento avevano rappresentato terreno fertile per le scorrerie avversarie, Eriksen titolare a tempo pieno spiegò urbi et orbi che il talento sta nella scelta intelligente di tempi, giocate e movimenti negli spazi più che nella potenza dei garetti. Con quei due accorgimenti l’Inter svoltò la stagione e fu scudetto.
Per Calhanoglu gli interisti avranno tutto il tempo necessario per continuare a godercelo. Eriksen quel tempo non lo ha avuto e non solo per colpa del suo cuore.