Inter Dzeko – Dzeko con il Venezia, primi 88 minuti voto 4,5, ultimi 2 minuti regolamentari più 4 di recupero voto 8, la media fa 3 punti che l’Inter porta a casa grazie alla capocciata del bosniaco mai così spento ma mai così decisivo. “Inzaghi capisce di calcio, sa che posso risolverla anche all’ultimo ha detto l’ex giallorosso nel post partita”, noi di sicuro ci capiamo meno del mister altrimenti non saremmo qua a scrivere ma se Dzeko avesse buttato dentro invece che in curva il pallone non controllato da Lezzerini non ci saremmo strappati i capelli quando mai li avessimo.
Il gol del bosniaco rende la serie di gol allo scadere ancor più esaltante, alla fin fine è solo un piccolo, meritato acconto sugli arretrati che spettano dalla fortuna ed è figlia legittima del carattere della squadra, non si molla un centimetro fino al fischio finale. Ma nell’atavico pensar male del mondo nerazzurro inizia a serpeggiare la sensazione che da un momento all’altro la dea bendata possa presentarsi con il conto in mano e riprendersi tutto e tutto insieme. Una bella abitudine di cui liberarsi alla svelta magari anche con l’aiuto di qualche modesto intervento in questa ultima settimana di mercato .
Intendiamoci, almeno Dzeko ha il pregio di aver segnato il gol decisivo, gli altri non possono accampare neanche questo per giustificare un’altra prova decisamente diversa da quelle pre natalizie. Di sicuro si salva Dumfries sempre più decisivo, non sarà bello a vedersi come Hakimi ma in questa fase poco brillante sta diventando il principale creatore di occasioni da gol. Forse Barella sopra la sufficienza, vuoi per il gol del pareggio vuoi per la solita spinta, più disordinata del solito ma continua. E poi? Handanovic stavolta ha poche scuse, Skriniar si è perso Henry ma la sua inzuccata era centrale, bastava restare fermo ed alzare le braccia invece non si capisce perché e come vola prima di buttarla dentro da solo.
Bastoni in eccesso di fiducia per la nascita di Azzurra farà bene a non pensare più ai complimenti post Inter Lazio, non è Modric, non ha il suo piede e nessuno gli chiede di averlo.
Calhanoglu e Brozovic hanno giocato la peggior partita da inizio stagione, tanta confusione zero costrutto, lo stesso dicasi per Perisic, mai in grado di mettere palloni giocabili in mezzo. E poi Lautaro, quello vero si è fermato prima della firma del rinnovo contrattuale, quello di queste settimane più che un Toro argentino sembra una pecorella smarrita
Difficile spiegare le ragioni di una trasformazione così repentina e inaspettata per di più subito dopo la sosta natalizia che doveva mettere in grado tutti di ricaricare le pile. Colpa di un richiamo di preparazione per affrontare al meglio la seconda parte della stagione? Colpa dello stress psicofisico per una serie di partite importanti due delle quali finite dopo 120 minuti? E’ possibile, ora la pausa per le nazionali capita a puntino per rimettere a posto muscoli e neuroni, magari anche il prato di San Siro se chi di competenza avesse buon senso e rapidità d’intervento per far fronte ad un problema sempre più penalizzante.
Il cineforum nerazzurro aveva esaltato tutti con la Grande Bellezza della prima parte della stagione, adesso sembra di stare sul set di brutti sporchi e cattivi. Di positivo restano punti, trofei e qualificazioni, resta il vantaggio sui competitor con una partita da recuperare ma dopo la sosta a cavallo tra febbraio e marzo arrivano Milan, Roma in Coppa Italia, Napoli ed il doppio confronto di Champions con il Liverpool. Quei 20 giorni saranno decisivi per capire quale sarà lo sviluppo della stagione, in quei 20 giorni serviranno gli attori principali non le controfigure di queste ultime settimane.