Caicedo non è nuovo a siglare reti decisive nei minuti finali.
Probabilmente il Genoa deve aver pensato a lui in questi termini quando l’ha ingaggiato. L’intento era quello di uscire dalle secche della bassa classifica. Ma per salvarsi al grifone servirebbe molto altro ancora. Caicedo è approdato in nerazzurro, complice anche l’infortunio del suo ex compagno nella Lazio Joaquin Correa. Usato sicuro diremmo tutti, ma Inzaghi sa bene che la punta ecuadoriana è qualcosa di più, a partita in corso sa essere letale e il suo senso del gol lo ha fatto risultare decisivo in più occasioni e sempre verso il fischio finale.
Prima di lui molti altri interisti hanno dato vita a finali infuocati, se pensiamo all’ultimo Recoba in quella rimonta impensabile con la Samp, per continuare con Julio Cruz detto “El Jardinero” amatissimo dai tifosi “Bauscia” e da San Siro, ma spesso relegato in panchina da fenomeni come Adriano, Ibra o Crespo. In un derby già di per sé molto particolare per via del vantaggio rossonero ad opera di Ronaldo (quello vero), Cruz pareggiò a metà del secondo tempo e nell’esultanza non le mandò a dire a Mancini, all’epoca tecnico interista che lo aveva da poco messo in campo.
Continuando a ritroso è difficile non citare Roberto Baggio, calciatore dalla classe sopraffina e talento purissimo come non se ne sono più visti. In quella serata di novembre dove l’Inter ospitò al Meazza il Real Madrid (che poi vincerà quella Champions), Baggio entrò nella ripresa sul risultato di parità e sfoderò una prestazione da stropicciarsi gli occhi, doppietta in venti minuti e tripudio totale. La stagione continuò con qualche perla rara e poco più. Altri ingressi decisivi furono quelli con Lippi in panchina: il fuoriclasse, pur soffrendo ulteriormente, incise nello spareggio per la Champions contro il Parma (altra doppietta). Precedenti illustri di una storia infinita, quella dell'Inter sì, ma anche delle sue armi da ripresa.