Josè Mourinho torna a San Siro per la prima volta da avversario dell’Inter.
Inter Roma, partita valevole per i quarti di finale di Coppa Italia, stasera alle ore 21 (qui le ultime sul match) vedrà il ritorno a “casa” dell’artefice del più grande successo interista: Mourinho con la sua Roma.
Sappiamo tutti quello che è stato Mourinho per l’Inter e per gli interisti. I suoi sono stati due anni indimenticabili colmati nella gloriosa e indimenticabile notte del Santiago Bernabeu dove l’Inter tornò ad essere Campione d’Europa.
Ma cosa ha fatto Mou quel 22 maggio 2010 ad oggi?
Il Mago di Setubal da allenatore campione d’Europa in carica, lasciò l’Inter rimanendo di fatto a Madrid. Approdato alla casa Blanca, fortemente voluto da Florentino Perez, ha trascorso 3 stagioni sulla panchina del Real Madrid. Erano i blancos stellari di Casillas, Ozil, Kaka, CR7, Higuain e Di Maria. Il primo anno Mou si piazzò al secondo posto della Liga dietro il Barca. Non bastarono al suo Real 92 punti e le 40 reti di Cristiano Ronaldo per aggiudicarsi il titolo. Sempre il Barcellona eliminò la corsa del Real in Champions in semifinale, mentre nella finale di Coppa del Re il Madrid riuscì battere i rivali blaugrana. E’stato quello il primo trionfo di Mou dopo le glorie delle annate nerazzurre, successi pervi quali era stato insignito nel dicembre 2010 del titolo FIFA di Allenatore dell’anno.
La stagione successiva Mourinho riuscì a diventare Campione di Spagna. Il Real si aggiudicò il campionato dominandolo con addirittura 100 punti in classifica, ma in Champions venn nuovamente eliminato in semifinale dal Bayern Monaco. Il terzo è stato l’ultimo anno di Mou a Madrid. Stagione in cui rieuscì a vincere “solo” la supercoppa spagnola, chiudendo secondo il campionato e venendo eliminato ancora una volta in semifinale di Champions, questa volta per mano del Borussia Dortmund. Il bottino del triennio spagnoli gli fece guadagnare nella sua bacheca personale un titolo della Liga, una Coppa del Re e una Supercoppa di Spagna.
Dalla penisola ibericatornò a Londra per il suo Chealsea Bis. I blues che aveva lasciato nel 2008 lo riaccolsero nell’estate 2013. Mourinho mostrò tutta la sua voglia di riscatto perché pur se vittoriosi i suoi anni a Madrid erano ricordati più per non esser mai riuscito a raggiungere la finale di Champions, che per i successi ottenuti. A Londra trovò una squadra che come vincitrice in carica dell’Europa League etntò di vincere la Supercoppa Europea, senza riuscirci, venendo sconfitta dai Campioni di Europa del Bayern Monaco allenato da Guardiola. La stagione a Londra si concluse con un terzo posto in campionato e l’eliminazione dalla Champions in semifinale per mano dell’Atletico Madrid. Ancora una volta l’avventura di Mourinho si fermò dunque in semifinale, dopo le tre consecutive perse con il Real, anche a Londra la storia non cambia. Si giunse dunque alla stagione 2014-2015, un’annata che vide il Chelsea tornare a vincere la Premier. Tra i giocatori ci fu l’exploit di un sorprendente Eden Hazard e i gol a ripetizione di Diego Costa. Oltre al titolo del campionato il Blues in quell'anno portano a casa anche la Coppa di Lega battendo a Wembley i concittadini del Tottenham Hotspurs. Il titolo della Premier 2015 sarà l’ultimo campionato vinto da Josè Mourinho che la stagione seguente lasciò il Chelsea risolvendo il suo contratto con Abramovich dopo una pessima partenza di stagione.
Nel campionato seguente riparte dal Manchester United. Anche con coi Red Devils l’avventura di Mou dura tre anni. Nella prima stagione stagione porta subito a casa la Community Shield, imponendosi sull’Everton di Ranieri Campione d’Inghilterra, e la Coppa di Lega contro il Southampton. Il Campionato non si rivela dei migliori. Lo United concluderà solo sesto, mentre riuscì a trionfare in Europa League, la seconda vinta dal Mago di Setubal dopo quella alzata con il Porto nel 2003. Nel secondo anno a Manchester le cose non andarono come Mou sperava, concludendo il campionato al secondo posto dietro il City di Guardiola e non riuscendo ad imporsi negli altri trofei nazionali, mentre in Champions League venne eliminato già agli ottavi. Il terzo anno confermò la piega di quello precedente e la dirigenza dello United lo esonerò dopo 17 partite di campionato. Per molti è questa la stagione in cui inizia la fase calante del fenomeno Mourinho.
Josè col tempo è diventato una persona molto più pacata, ma sempre esigente nella scelta dei giocatori da volere nelle proprie rose anche se non riesce più ad imporsi come un tempo. Torna in gioco nel novembre 2019, sulla panchina del Tottenham subentrando a Pochettino che aveva conquistato la finale di Champions solo pochi mesi prima. Anche con gli Spurs non riesce ad essere quello di un tempo e conclude la prima stagione al sesto posto non centrando la qualificazione in Champions League. Nella seconda viene esonerato alla 32esima giornata dopo addirittura 10 sconfitte.
Oggi il Mago di Setùbal è sulla panchina della Roma. Accolto come un condottiero nella capitale, finora ha avuto più bassi che alti. Ha preso una squadra sicuramente non pronta per la conquista del titolo, ma anche lui sperava di poter stare più avanti su un lavoro che comunque si bsa su una progettazione pluriennale. Al momento la Roma occupa il settimo posto in classifica in compagnia della Lazio a 6 punti dalla zona Champions. In Conference League si è qualificata come prima del girone agli ottavi, subendo però la grave onta del 6 a 1 subito in Norvegia per mano del Bodø Glimt. Una stagione finora dunque non esaltante ma con ancora molto da poter scrivere.
Rispetto a quello del 2010 troviamo dunque un Mourinho non più sulla cresta dell’onda, ma mai darlo per spacciato o per finito, perché come la sua carriera insegna ha sempre saputo rialzarsi. Dopotutto un allenatore che vanta 33 titoli con le rispettive squadre e ben 4 premi come miglior allenatore dell’anno non ha nulla da dimostrare.
In questi tanti anni lontano da San Siro sono cambiate molte cose, ma per tutti gli interisti, comunque vada resterà il condottiero che trasformò tutti i sogni in realtà.
Bentornato Josè.