Champions Inter Liverpool– C’era chi temeva la debacle totale, oggi siamo a rintuzzare un malcelato rimpianto. Lo avevamo detto, i Reds sono più forti dell’Inter anche se per i soliti 70 minuti non si è visto. Sono soprattutto più ricchi e questo permette al Liverpool di avere una panchina enorme fatta di titolari in attesa di chiamata mentre Inzaghi (complici anche le assenza di Barella e Correa) dispone di buone riserve e niente più.
La differenza sta quasi tutta qua oltre che negli episodi, la traversa di Calhanoglu balla ancora, Salah trova la deviazione e buonanotte suonatori. Poi possiamo discutere una vita intera dei vizi e delle virtù di questa squadra, la scarsa reattività di Handanovic, Dzeko che non può più giocare impegni di altissimo livello ogni tre giorni, Lautaro che soffre maledettamente l’assenza di una prima punta di ruolo. Ma abbiamo visto anche Perisic mettere in ambasce Alexander-Arnold, ovvero il laterale più forte d’Europa a detta di tutti, abbiamo visto Dumfries giganteggiare sulla sua fascia e sfiorare il golazo di testa, abbiamo visto Skriniar mangiare la pappa in capo a chiunque si aggirasse dalle sue parti (27 duelli vinti su 28), Vidal giocare finalmente una partita di cuore e concretezza degna dei suoi migliori anni juventini. Se poi Calhanoglu ha aspettato la Champions per sfornare la più bella prestazione dell’anno significa che le basi ci sono e che l’equiparazione dei 70 minuti di Champions con quelli del derby ha un significato puramente casuale, troppo diversi i trend delle partite e la qualità degli avversari.
Risultato? Piaccia o meno questa è la dimensione di questa Inter di quest’anno, finchè si parla di serie A, torneo dal valore tecnico tutto sommato modesto, questi valori possono essere sufficienti per primeggiare. Quando ci si presenta di fronte al gotha europeo l’asticella sale a misure ancora irraggiungibili per questa rosa.
Nonostante ciò per più di un’ora l’Inter ha retto sia sotto il lato tecnico che su quello dell’intensità, non era per niente scontato e questo è il fondamento importante per pianificare il futuro nell’ottica di mantenere lo status di vertice in Italia e avvicinare ancora di più il gruppetto dell’elite europea. In questa prospettiva la bacchetta magica non esiste, se si vuole concorrere subito servono certezze, non profili da scommessa per il futuro, servono 2/3 innesti di livello, non top player ma gente di esperienza, carisma, qualità tecniche indiscutibili. Le occasioni a giro per l’Europa ci sono, guardare solo al mercato interno è semplice ma riduttivo. Vogliamo giocare al fantacalcio? Frattesi conta 20 gettoni in serie A e il Sassuolo pretende 25/30 milioni di euro, Tolisso è in rotta con il Bayern, a giugno sarà a parametro zero,. è campione del mondo ed ha esperienza da vendere. Certo, costa qualche soldo in più di ingaggio ma il decreto crescita aiuta.
Al momento sembra inutile chiedere a Suning quale tipo di apporto possa offrire a questo disegno di crescita, il mantra dell’autofinanziamento risuona da tempo come un segnale di zona oltre la quale è impossibile procedere. Dunque il tesoretto su cui l’Inter può puntare su questo terreno è concentrato tutto nelle competenze di Marotta e Ausilio, nella loro abilità di impostare un’altra estate da un compro baratto e vendo di altissimo livello. Sara sufficiente?