Inter, Marotta e Inzaghi, troppe parole seminano dubbi
Inter News – I commenti sulla partita di Marassi si sono già sprecati tutti, stanchezza di testa, stanchezza di gamba, imprecisione là davanti, sfortuna, rosa corta, mercato insufficiente. Ognuno ha un pizzico di ragione, mischiamo il tutto e viene fuori una squadra che non vince più, che non segna più, che non gioca più. Serve solo resettare e lavorare pancia a terra, il derby di martedì prossimo arriva nel momento più nero per entrambe le squadre, chi passa risolve metà dei suoi problemi, chi esce rischia di restare col cerino in mano per il resto della stagione, servono fatti non parole.
Ecco, proprio alcune parole degli ultimi giorni meritano una riflessione in più.
Beppe Marotta come molti altri dirigenti ama poco stare davanti ai microfoni. Eppure lunedì scorso ha sentito il bisogno di parlare su Sky Sport, certo per rincuorare l’ambiente dopo la sconfitta interna col Sassuolo, certo per dire va tutto bene madama la marchesa, ma soprattutto (almeno a me pare), per mandare un segnale forte e neanche troppo criptico: “la sconfitta con il Sassuolo è stata meritata, deve essere uno spunto per fare tesoro degli errori commessi ma con la consapevolezza di credere in noi stessi. Questa credibilità ce la danno soprattutto l'allenatore e la squadra. Non dico il gruppo ma la squadra, che ha degli obiettivi chiari in testa. Siamo campioni in carica, dobbiamo puntare allo scudetto e all'obiettivo di ottenere la seconda stella”. Chiaro e limpido, Marotta traccia la rotta per il futuro senza tanti sotterfugi.
Un messaggio di adrenalina pura per i tifosi, un po’ meno per Simone Inzaghi che in conferenza stampa prima di Genova ha messo i puntini sulle i: “a me la proprietà ha chiesto di mantenere la posizione per la Champions, la Supercoppa e gli ottavi di finale, ora serve equilibrio… dopo una sconfitta ho sentito parlare tanto…”. Dunque equilibrio parola magica per Inzaghi, anche rispetto alla società che gli ha posto obbiettivi tutti raggiunti.
Finita qui? Ma anche no, le parole di Marotta poco prima di Genoa Inter sanno molto di rilancio e tirata d’orecchie: “noi dobbiamo essere ambiziosi e dobbiamo dire che lottiamo per lo scudetto, siamo professionisti seri e dobbiamo sempre puntare a vincere”.
Metto in conto fin da ora le contumelie contro il complottista da tre soldi, quello che vede problemi dove non ci sono perché quelli veri sono tutti in campo, accetto di tutto se espresso con educazione e motivazione ma a me pare che i due non siano esattamente in linea tra di loro (eufemismo). E che tutto questo avvenga sotto i riflettori è ancor più preoccupante vista la cautela nella comunicazione che impera nella società nerazzurra da anni. Dedurre che il problema vero inizi da qui potrebbe non essere sbagliato, toglietemi questo dubbio e birretta pagata appena ci vediamo a San Siro.
Altre parole che fanno riflettere, quelle di Inzaghi nel post partita di Genova, a scanso di equivoci le riprendo dall’intervista sul sito della società “ci è mancato l'episodio … Nella ripresa avremmo meritato chiaramente il gol ma in questo momento gli episodi non ci stanno aiutando… dobbiamo essere bravi a girare gli episodi”.
Che l’Inter nelle ultime due partite abbia tirato in porta decine di volte è fuori discussione, che le occasioni da gol vere, specie con il Genoa, siano state assai meno è altrettanto evidente. Ma al di là dei tiri tentati, dei corner e quant’altro spiegare tutto con gli episodi in fase di finalizzazione rischia di essere un’analisi monca. Gli episodi sono tali perché occasionali, come il gol al 120mo o la sforbiciata di Ranocchia, gli episodi di solito sono frutto di un colpo di fortuna o del talento immenso del fuoriclasse. Fortuna e fuoriclasse, due parole cha da almeno un decennio non frequentano le nostre zone. L’Inter dell’ultimo mese non ha solo il problema nelle occasioni sotto porta, Lautaro e Dzeko hanno problemi visibili ma scaricare tutto sulla loro imprecisione sarebbe ingeneroso, tutto il gioco si è involuto, la difesa è meno protetta, Brozovic e Barella sentono il peso di due stagioni trascorse cantando e portando la croce, la discontinuità di Calhanoglu è tornata ad essere quella di milanista memoria. Altro che gli episodi.
Verba volant, facciamo finta di non aver letto o sentito niente (per adesso) perché vogliamo essere positivi comunque e guardiamo ai fatti che dicono che tutto deve ancora accadere, che è’ sbagliato farsi condizionare solo ed esclusivamente dagli ultimi eventi del momento.
Chi pensava di aver già vinto due mesi fa sbagliava di brutto, chi dà tutto per perso oggi ancora di più.