Nazionale Mancini – Se Jorginho non avesse fallito due rigori qualche mese fa, se ci avesse girato meglio con la Bulgaria, se uno dei 40 tentativi di ieri fosse finito in porta… tutto vero, il calcio è bello anche perché crudele, talvolta l’imponderabile supera ogni realtà immaginabile. I nostri vecchi in Toscana, gente concreta e ironica, solevano ricordare che “il se è il patrimonio dei coglioni”, concordo con loro dunque meglio evitare e tentare un ragionamento un po’ più articolato.
Il Presidente Gravina 24 ore prima della disfatta con la Macedonia ha detto che non si sarebbe dimesso in caso di sconfitta perché ha una maggioranza solida ed un ampio consenso. L’analisi del flop mondiale azzurro potrebbe finire qua, la responsabilità è parola ancora poco conosciuta nel sistema calcio italico a meno che non si parli di quella degli altri. A giudicare dalle parole nel post partita non è inverosimile che Mancini saluti la nazionale un po’ per la delusione enorme, un po’ per dignità personale un po’ perché un parafulmine serve sempre alla filiera di comando per scaricare il barile sulle spalle di qualcuno. Stesso film già visto 5 anni fa dopo l’uscita di scena degli azzurri di Ventura con la Svezia. Dopo di che fra 10 giorni tutti torneranno a parlare di Var e di mercato e tutto tornerà nel suo alveo naturale, immemori degli errori del passato.
Come definire diversamente un mondo che si adagia su un trionfo europeo pensando che quel titolo potesse fungere da olio santo per risolverne tutti i problemi? 8 mesi dopo la finale di Wembley, vinta per una irripetibile congiunzione astrale unita ai meriti di uno staff tecnico che seppe creare un gruppo straordinariamente sereno e compatto, qualcuno ricorda una qualsivoglia mossa della FIGC? Forse una, la richiesta al Governo di indennizzi per la pandemia, perché anche i calciatori soffrono e tengono famiglia come baristi, artigiani e ristoratori.
Come definire la vicenda dei diritti televisivi che porta nelle casse dei campioni d’Italia meno soldi della penultima della Premier League mentre milioni di utenti ogni week end smoccolano tutti i Santi perché costretti ad ammirare la girella della ricarica anziché le immagini delle partite?
Come definire la vicenda della lega Serie A che ha eletto un Presidente con il voto della Salernitana, dello Spezia e del Venezia ma non quello di Juventus, Inter, Milan e Atalanta (le 4 italiane in Champions)? Nota a margine, è dal 2010 che i club italiani non vincono una competizione europea, anche quest’anno zero presenze ai quarti di finale però va bene così, basta salvare la poltrona di qualcuno.
Come definire l’incapacità di un sistema di gestire le risorse più importanti vista la situazione economica, quelle giovanili? Qualche esempio? Il Torneo di Viareggio 20 anni fa era una sorta di Mundialito di categoria, popolato dalle Primavera di quasi tutti i top club europei, oggi le concorrenti di Inter e Milan si chiamano (con tutto il rispetto naturalmente) Pontedera, Selezione di serie D e Monterosi Tuscia. E dell’esperimento delle seconde squadre in serie C ne vogliamo parlare?
Come definire un mondo che ha vissuto una crisi epocale, quella dello scandalo del 2006, senza riuscire a trovare in quell’abisso la forza, le idee, i meccanismi per darsi un vestito di modernità, trasparenza, efficienza? Qualche tempo fa, in occasione di un evento pubblico, ebbi la possibilità di scambiare due battute con una delle penne più prestigiose del giornalismo sportivo nazionale, gli chiesi un paragone tra calciopoli e tangentopoli, se avesse reagito meglio allo tsunami la politica o il mondo del pallone. Quando rispose il calcio balbettando parole di circostanza capii che era una battaglia persa in partenza.
Come definire una filiera di comando che da decenni non riesce a mettersi ad un tavolo con il Governo per condividere i principi di una legge sugli stadi, uno dei principali fattori di entrate economiche per i club? All’estero viaggiano come treni, trovano soluzioni rapide e concrete, a queste latitudini dopo 4 anni di discussioni e con i progetti pronti siamo ad attendere il dibattito pubblico con i comitati che sorgono come funghi, rappresentano qualche condominio o poco più ma la politica deve ascoltare tutti, sia mai che il sindaco di turno si prenda una responsabilità autonomamente. Bel paese l’Italia ma…
Passata la sbornia da delusione, tra pochi giorni torneremo a sentire il dirigente di turno chiedere 40 milioni per baldi giovanotti con zero minuti di esperienza internazionale, continueremo a sentire Rocchi giustificare ogni bestialità arbitrale e del Var, arriveranno i grandi saggi a raccontarci che Lippi e Cannavaro sulla panchina azzurra sono la scelta giusta, un grande vecchio che ormai dovrebbe pensare ai nipotini ed uno che non ha un minuto uno di esperienza su una panchina del nostro continente.
Pagherà Mancini per tutti come è ovvio, il CT non è esente da qualche colpa ma passerà dal profumo di eroismo dello scorso luglio al banco degli imputati in un amen. La solita ipocrisia tutta italiana, quella di guardare prima e solo alle proprie chiappe, alla poltrona faticosamente conquistata che assicura prestigio, visibilità e congrue prebende.
Le responsabilità no, quelle sono sempre di qualcun altro.