Inter news – Il Milan rallenta, due pareggi a reti bianche e 3 gol in 6 partite certificano il pit stop rossonero, il Napoli si squaglia alla prima occasione in cui potrebbe fare la voce grossa, l’Inter dopo i 7 punti in 7 partite recupera terreno e torna padrona del suo destino in virtù del match da recuperare con il Bologna.
E’ un campionato che non trova un padrone, con questi ritmi paradossalmente anche la Juventus tramortita dalla sconfitta interna con i nerazzurri potrebbe ancora covare qualche esile speranza di riaggancio.
Le cause sono molteplici, rose incomplete dunque impossibilitate a reggere i ritmi europei imposti dalle coppe, infortuni, episodi arbitrali, tutto vero ma molto potrebbe ruotare intorno ad un altro fattore, l’assenza di abitudine dei tre allenatori a giocare per il titolo.
Spalletti ha vinto lo scudetto in Russia, un campionato probante poco più di un’amichevole estiva, Pioli e Inzaghi mai, gli allenatori scudettati stanno tutti dal quarto posto in poi (Allegri, Mourinho, Sarri).
Esiste un senso di vertigine nelle tre panchine e se si quanto può contare nel volatone finale?
L’attitudine a vincere è importante in un tecnico quanto nei giocatori, è fatta di mentalità indirizzata, coinvolgente, capacità di motivare il gruppo e di individuare in anticipo i mille piccoli problemi di natura più che altro psicologica che esistono sempre in uno spogliatoio e risolverli senza farli deflagrare. E’ legata al carattere della persona, al carisma che riesce a farsi riconoscere ed a trasmettere, alla sua formazione pregressa.
E’ fatta anche di esperienze, di momenti in cui si sono trovati a giocare partite decisive, da dentro o fuori, occasioni in cui si porta a casa qualcosa o si resta nella zona d’ombra. Da questo punto di vista Inzaghi e Spalletti sembrano avvantaggiati rispetto a Pioli, avendo giocato e (anche vinto) trofei nazionali magari anche in maniera inaspettata.
In questa logica sarà decisivo il supporto che la società saprà dare al proprio tecnico. Personaggi come Maldini sono fondamentali in questi momenti per le mille mila esperienza vissute in campo, per la conoscenza dei tanti piccoli espedienti psicologici necessari per spingere il gruppo oltre le sue possibilità, al di là del bagaglio tecnico e della forma fisica di ciascuno e di tutti.
Se l’Inter di Conte viaggiava sugli scudi di un mister che “decido tutto io”, che anzi allontanava quanto possibile la società dallo spogliatoio dove regnava lui e lui solo, in questi ultimi 40 giorni Inzaghi dovrà sentirsi circondato da ogni attenzione e dalla presenza continua di Marotta che non ha calcato campi prestigiosi ma porta con sé una leadership innegabile e magari anche di Javier Zanetti che qualche volta ha frequentato lo spogliatoio nerazzurra e qualcosa ha pure vinto. Una figura come Oriali sarebbe stata importantissima in questi momenti ma Lele non c’è più, se Marotta porta l’autorevolezza l’antico capitano dovrebbe portare l’anima.
Si, l’anima nerazzurra, quel mix di sensazioni, orgoglio, passione, disponibilità al sacrificio che solo chi ha vestito quella maglia può trasmettere.
Si, l’anima, servirà anche questa per primeggiare alla fine.