Inter – Un’altra settimana in attesa di un altro 22 maggio. Come nel 2010, solo che stavolta non c’è Milito e neanche i miracoli del suo erede Lautaro potrebbero essere sufficienti per vivere un’altra epopea. Domenica prossima servirà un duplice esercizio di strabismo e di ottimismo innato per aspettare i gol del Toro a Milano e quelli a Reggio Emilia di colui che fino a qualche settimana fa sembrava destinato a diventare il suo successore, Gianluca Scamacca da Roma o dell’interista da sempre Berardi o di Consigli che con l’Inter prende anche gli spilli o anche del giardiniere del Sassuolo, vanno bene tutti.
L’ennesimo scherzo del calendario asimmetrico che ha costretto l’Inter ad un tour de force infernale nei primi mesi del 2022, periodo dei 7 punti in 7 partite con in mezzo la Champions, mentre oggi regala al Milan la palla del match sul terreno di una squadra senza alcuna ambizione se non quella di far felice, lassù, l’ex patron Squinzi che non aveva mai nascosto le sue simpatie rossonere.
Come cantavano i Ricchi e Poveri sarà quel che sarà, tutti sappiamo come sarà probabilmente la prossima domenica sera, l’importante sarà viverla con la lucidità necessaria, nonostante tutto.
Se sarà il Milan ad avere la meglio chapeau a loro. Anche i ragazzi di Pioli hanno avuto le loro rogne, l’errore arbitrale con lo Spezia su tutti, pure loro 8 punti in 7 partite tra il derby d’andata e la sconfitta interna con il Napoli alla vigilia di Natale. Quel punticino in più raggranellato nel periodo di maggior difficoltà poteva essere ininfluente senza la fatal Bologna. Il match point lo avuto anche l’Inter, sciupandolo con un doppio errore clamoroso mentre il Milan volava sulle ali di Leao e di qualche generoso regalo degli avversari.
Se tutto andrà secondo le previsioni l’Inter chiuderà a 84 punti, non pochi per una squadra che 10 mesi fa sembrava sull’orlo del disarmo dopo l’abbandono delle star del 19mo scudetto. Alla fine Lukaku, Hakimi, Conte, Pintus ed Eriksen sono costati 7 punti rispetto ai 91 dello scorso anno, prezzo tutto sommato esiguo considerando che Dumfries e compagni hanno messo in bacheca due trofei ed un ottavo di finale di Champions più che dignitoso.
Sarebbe bastato poco per mettere a segno il grande slam nazionale. Poteva forse sufficiente Eriksen nei panni di aiuto Brozovic anche se Calhanoglu alla fine ha convinto tutti. Sarebbe bastato che Dzeko l’avesse buttata dentro qualche volta in più visto che il suo feeling con il gol si è interrotto nella notte della manita alla Salernitana. Per non dire di Correa a secco dal 30 ottobre. Alla fine Lautaro ha dovuto cantare e portare la croce per mesi, bene o male i suoi 24 gol stagionali ci hanno portato fin qui con tanti saluti a chi, poche settimane orsono, lo avrebbe messo sul primo treno per la Premier o per la Liga per mettere al suo posto tale Raspadori.
Dopo la doppietta (splendida) di Cagliari Lautaro ha detto che potendo vorrebbe rigjocare proprio la partita con il Bologna mentre Inzaghi in conferenza stampa ha detto di non avere rimorsi di sorta se non per il ritorno con i Reds.
Hanno ragione entrambi. Il mister un po’ di più perché guardare oltre le nuvole significa avere la mentalità giusta per riprendere l’inseguimento all’olimpo europeo, vero approdo di una società ambiziosa che abbia risolto una volta per tutte le grane dello stadio e delle difficoltà politico-economiche del gruppo Suning. Senza la seconda stella, vero, ma il ciclo di vittorie è aperto comunque, serve dare continuità, investire senza sperperi ma investire. Questo Zhang dovrà capirlo, perché il teorema di Tronchetti Provera resta inattaccabile, i successi sono alla base del circolo virtuoso che porta soldi, sponsor, visibilità e alla fine genera altri successi. Interrompere la catena sarebbe un delitto adesso che le basi ci sono e anche l’orizzonte economico sembra meno tempestoso.
Resta un altro 22 maggio da vivere con emozione. San Siro registra già il tutto esaurito, è un bellissimo segnale perché i ragazzi meritano l’applauso di fine stagione ed anche perché, ne siamo certi, il Sassuolo giocherà con il massimo impegno l’ultima di campionato. Chi pensa diversamente crea un altro vulnus alla credibilità del calcio italiano. Gli emiliani sono società seria, vorranno mica dare credito a chi dice che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca?