(Inter Perisic) Se davvero la storia di Ivan Perisic all’Inter dovesse finire nei prossimi giorni con il passaggio al Tottenham gli spunti di riflessione sarebbero molteplici.
Il primo: quando e perché sarebbe arrivata davvero la rottura con il croato? Dopo il suo sfogo nel post finale di Coppa Italia? Quando la società gli ha proposto un rinnovo non all’altezza delle sue aspettative? Ad essere più realisti del re verrebbe il sospetto che la frattura sia arrivata molto tempo prima, nello scorso gennaio con l’arrivo di Robin Gosens e che tutto quel che è successo dopo rientri nella categoria “balletti di mercato”.
Con l’ingresso in rosa del tedesco la fascia sinistra dell’Inter diventa straordinaria sia tecnicamente che da un punto di vista di costi di gestione.
L’ex Atalanta arriva in prestito per 18 mesi con obbligo di riscatto al primo evento di gennaio 2023 (prima presenza o primo punto) per un 25 milioni di euro più 3 milioni di bonus. L’ingaggio prevede i 4 anni e mezzo a circa 2.5 milioni di euro a stagione per un investimento a bilancio pari a quasi 40 milioni di euro visto che non è utilizzabile il decreto crescita.
Lato Perisic. I 5 milioni di euro più bonus per arrivare quasi a 6 per due stagioni costerebbero a bilancio quasi 24 milioni al lordo delle imposte. Totale 64 milioni per due giocatori ritenuti, al di là delle sottigliezze, sovrapponibili.
Per’ un club proiettato verso nuovi step di crescita, soprattutto in campo europeo, disporre di una coppia di altissimo livello in ogni ruolo è fondamentale ma la situazione economica dell’Inter non sembra permettere rotazioni di questo livello a meno di ulteriori sacrifici in altre zone del campo.
A Beppe Marotta pochi possono insegnare a far di conto, ancora meno forse coloro in grado di elaborare strategie di mercato raffinate anche se dolorose. Difficile dunque immaginare che l’Ad non avesse ben chiaro fin dal gennaio scorso lo scenario ipotizzabile e che dunque la possibilità di rinunciare a Perisic non sia stata messa in conto fin da allora.
Seconda osservazione: l’eventuale partenza del croato aprirebbe la necessità di trovare l’alternativa al nuovo padrone della fascia sinistra nerazzurra.
Portare alla Pinetina Kostic, Cambiaso o Parisi potrebbe avere costi di cartellino simili, del tutto diversi in termini di ingaggio ma diversi soprattutto in termini di esperienza e personalità. Il serbo viaggia per i 30 anni, 300 partite in Bundes e 45 in nazionale parlano per lui. Gli altri due sono i classici profili interessanti su cui scommettere.
Marotta nella sua carriera ha dimostrato di saper scommettere, sostituire il cartellino di un leader da 6 milioni l’anno con uno da 5 (euro più euro meno) non avrebbe alcun senso economico. Ergo pare di capire nel caso largo ai giovani.
Ultimo pensiero: se le cose fossero andate davvero secondo la nostra ricostruzione nel momento in cui Perisic dovesse salutare i nerazzurri sarà d’obbligo un ringraziamento. La sua stagione è stata semplicemente eccezionale, giocare a questi livelli in attesa di un mondiale ma anche di un rinnovo di contratto non scontato sarebbe stato un segno di professionalità che molti non si attendevano ricordando i mal di pancia di qualche anno fa del croato.