Inter, Asllani si sta mettendo in luce in questo precampionato e sembra essere destinato ad una stagione da protagonista. L’ex Empoli ha scritto una lunga lettera intitolata “Il ragazzo con il grembiule” al sito ‘Cronache di spogliatoio’. Lettera in cui il classe 2001 ha ripercorso la propria vita partendo dagli esordi fino ad arrivare all’Inter. Ecco di seguito riportato un estratto:
“La Sagra dello Stringozzo è un appuntamento imperdibile dalle mie parti. [..] Due anni fa, prima del COVID-19, per l’ennesima volta c’ero anche io. Amo le sagre e fare il cameriere. Corri sudato schivando le sedie e le zanzare per portare il cibo ai compaesani, ai turisti e alle persone che accorrono dalle zone vicine. Due anni dopo, beh, ho dovuto saltare la sagra perché ho coronato il sogno di diventare un giocatore dell’Inter. Che emozione aver ricevuto quel messaggio da Javier Zanetti: «Benvenuto all’Inter, Kristjan». Sono mezzo svenuto. Mentre i miei migliori amici servivano ai tavoli, io mi sono ritrovato nella stessa stanza di Romelu Lukaku per fare la prova sotto sforzo durante le visite mediche. Avevo la maglia dell’Inter perché l’Inter mi aveva appena comprato”.
Asllani ha poi proseguito parlando del suo legame con l’Inter, squadra per cui ha sempre tifato sin da quando era un bambino: “Ci ho capito poco di quei giorni, sono sincero. Un po’ perché i riflettori non fanno per me, e forse Parco Danielli e Piazza Garibaldi sono gli unici luoghi in cui mi sento a casa. Un po’ perché nel 2010 avevo 8 anni e in punta di piedi al bar, in mezzo agli anziani più alti di me, cercavo di vedere un pezzetto di schermo con la finale di Champions League contro il Bayern Monaco. Quella notte ho capito che amavo questa squadra. Si sentivano le sedie fremere sulle mattonelle quando Diego Milito ha puntato Daniel Van Buyten, poi non ci abbiamo capito più niente. Mi ricordo che è volato per terra qualche bicchiere, e io saltavo e saltavo”.
“[…] Nel giro di un anno ho vinto il campionato Primavera, eliminando l’Inter in semifinale con un gol su punizione; ho segnato il primo gol in Serie A contro l’Inter a San Siro. E alla fine sono diventato nerazzurro, anche se lo sono sempre stato. Dormivo con il pallone sotto al braccio, proteggendolo con la coperta come si fa da bambini per schermarsi dai mostri della notte. Sognavo i tifosi che urlano il mio nome al momento della firma. Pochi giorni fa ho scoperto che non era un sogno. Mio padre mi ha portato per la prima volta a Milano a vedere un derby tanti anni fa, vincemmo 2-1. Ci è tornato quando ho segnato proprio lì il mio primo gol in A, qualche mese fa. Doveva essere destino, lo aspetto al mio esordio: vediamo che combino. In ogni caso, sa che la prossima estate comunque vada mi troverà al mio posto […].